Le biblioteche digitali concorrono alla costruzione di nuovi paradigmi culturali. E questo accade nel momento in cui superano il dualismo materialità/immaterialità e partecipano alla creazione di un sistema non più soltanto basato su “oggetti digitali e/o digitalizzati” ma su contenuti e relazioni digitali. Per raggiungere questo obiettivo occorre superare le visioni tradizionali e seguire due linee direttrici principali: la progettazione e l’approccio marketing.
In molti casi le campagne di digitalizzazione, soprattutto nel passato, sono partite in maniera che definirei estemporanea, episodica. Senza un riferimento ad un quadro generale e senza la definizione di altri aspetti se non quelli legati all’attività di digitalizzazione in sé. E invece, anche secondo le indicazioni NISO 2007, una buona collezione digitale (e quindi una buona biblioteca digitale che di collezioni ne contiene diverse), è
- creata sulla base di una precisa politica di sviluppo
- curata, cioè le risorse che la compongono sono attivamente gestite durante il loro intero ciclo di utilizzo
- sostenibile nel tempo.
La definizione degli obiettivi e il progetto
Non si può, quindi, prescindere da una definizione degli obiettivi strategici, in linea con mission e vision dell’ente, per i patrimoni digitali esistenti e futuri.
Ma non solo, occorre avere la consapevolezza che, come scrive Pierluigi Feliciati il “quadro di riferimento per la costruzione dell’ambiente culturale digitale è quello della rete, che significa anche saper lavorare in rete, o meglio, collaborare insieme. L’ambiente digitale trasforma il flusso di lavoro nelle istituzioni culturali. Non somiglia più a una catena di montaggio, in cui ogni fase precede la successiva; in ogni fase, invece, si deve tener conto di tutte le altre: nella fase di creazione dei contenuti si deve sapere come l’oggetto culturale sarà presentato e reso accessibile all’utente, e al tempo stesso occorre aver deciso quale strategia verrà attuata per assicurare la conservazione a lungo termine dell’oggetto digitale creato“.
In altre parole, ogni azione deve rientrare all’interno di una sorta di “sistema” i cui punti di riferimento riescono a creare un giusto equilibrio fra obiettivi strategici e operativi. I secondi fanno riferimento all’ analisi delle collezioni esistenti, del materiale oggetto di digitalizzazione, del nativo digitale da raccogliere e riorganizzare, della scelta della piattaforma software e degli strumenti tecnologici da utilizzarsi.
Gli obiettivi strategici sono il risultato di un approccio marketing che definisce il brand, identifica i pubblici di riferimento, descrive e connota le scelte di comunicazione, il ToV, i canali, … Sono, di fatto, il trigger da cui partire e il punto di riferimento al di là dei limiti temporali delle fasi e della evoluzione delle diverse componenti in cui si articola il progetto nel tempo. La biblioteca digitale si inserisce a pieno titolo nel quadro della mission della biblioteca. Ma soprattutto concorre al disegno e allo sviluppo delle attività che ne connotano la vision.
La nuova visione di un “organismo complesso”
La biblioteca digitale è un organismo complesso. Deve avere la capacità di integrare “oggetti digitali” molto diversi fra loro per:
- ambito di appartenenza (biblioteche, archivi, musei ma anche, ad esempio, la raccolta e organizzazione dei materiali legati agli eventi o alle iniziative organizzate, …
- tipologia (immagini, pdf, audio, video, podcast)
- natura degli oggetti digitali: risultato di campagne di digitalizzazione o “nativi”.
Siamo, quindi, di fronte ad una visione di digital library che supera il tradizionale concetto di “teca” anche se ne mantiene i presupposti di conservazione e tutela oltre che gli standard di ambito e tecnologici. Dalla interdisciplinarità degli oggetti digitali e dalle rete di “relazioni digitali” che si creano fra i diversi elementi si genera nuova conoscenza. Sta poi alla capacità degli strumenti e delle infrastrutture tecnologiche (mi riferisco in particolare alle piattaforme software e alla compatibilità con ecosistemi, ad esempio, come quello di IIIF) la capacità di rendere accessibili queste relazioni digitali. Renderle percorribili, esplorabili e mostrarle nella loro possibile articolazione: relazioni fra persone, oggetti, luoghi, … Questo nuovo scenario promuove l’immagine della biblioteca digitale e pone le basi per attirare una nuova utenza a cui proporre inedite opportunità di incontro e scoperta dei patrimoni digitali (e non solo).
Biblioteca digitale: branding e piano di comunicazione
Definite finalità strategiche, caratteristiche, contenuti della biblioteca digitale, l’obiettivo è “presentarla” ai nostri pubblici. Questo significa lavorare a livello di branding e di piano di comunicazione: occorre condividere narrazioni e proporre esperienze “digitali”.
Gli strumenti da adottare per un adeguato piano di comunicazione sono, ovviamente, i social. A cui si aggiungono eventi online, video-promo, piccoli ebook illustrativi, persino giochi online che possono trovare la loro soluzione nei documenti digitali della digital library. Quindi un approccio marketing per la digital library finalizzato ad una narrazione coinvolgente, in stretta attinenza con la strategia globale dell’Istituzione.
Per approfondire altri aspetti: Comunicare le collezioni digitali: brand, pubblici, linguaggi e Come comunicare la biblioteca digitale.
L’immagine in copertina è tratta dalla biblioteca digitale della Biblioteca Nazionale di Napoli.