Classis Ravenna, Museo della città e del Territorio

Classis Ravenna è il nuovo museo della città e del suo territorio, inaugurato il 1 dicembre 2018. Tre sono gli elementi che colpiscono durante la visita: l’allestimento, la sua ubicazione, la struttura che lo ospita.

Moderno e lineare, l’allestimento è molto curato. Il percorso espositivo si presenta come un grande racconto della storia di Ravenna e una sorta di elegante vestibolo nel quale prepararsi per incontrare le meraviglie che si troveranno poi, nel corso della visita alla città. Grandi immagini, video, una time-line che attraversa tutta la struttura e ci accompagna durante la visita.

E’ un museo contemporaneo che non vuole essere solo contenitore ma racconto. Molto evidente la componente didattica e il tono divulgativo che è stato scelto. I reperti sono ben collocati. Alcuni si possono guardare a distanza ravvicinata senza alcun problema, attraverso le lastre di vetro delle teche. I pannelli illustrativi sono chiari.

La collezione esposta non è particolarmente ricca, il numero dei reperti è contenuto ma in questo modo (un po’ come accade nei musei stranieri) le opere si apprezzano meglio.

Interessante l’incontro dell’opera con la tecnologia. Nell’esempio fotografato, il pavimento musivo si completa con una proiezione di quella che probabilmente era l’immagine raffigurata originariamente dal mosaicista.

Pavimento musivo e ricostruzione video

L’ubicazione

Classis si trova dietro la basilica di Sant’Apollinare in Classe e vicino all’area archeologica dell’Antico Porto (a questo link immagini e video molto interessanti).

Spoglio, sorge isolato dal resto delle case e questo suo apparire lo rende non convenzionale. Suggestiva l’onda in mosaico azzurro che accoglie i visitatori. E’ una macchia di colore sull’edificio e una sorta di anticipazione dei colori dei mosaici ravennati. A partire da quelli della Basilica di Sant’Apollinare, vicinissima a Classis.

La struttura

Lo Zuccherificio di Classe, inaugurato nel 1899 raggiunse il suo apice di produttività a metà degli anni sessanta, con la ragguardevole quota di 36.000 quintali di materia lavorata. Ricordo da bambina quando camionisti locali facevano il trasporto delle barbabietole dalle campagne vicine e si vedeva, passando da Classe, la fila dei mezzi in attesa. Lo stabilimento interruppe la sua attività nel 1982, fra le cause anche un cambiamento delle coltivazioni locali. Con la sua chiusura gli impatti negativi furono due: per l’occupazione locale (al massimo della sua attività lo zuccherificio dava lavoro a 600 persone) e per il territorio. Infatti, al progressivo sfacelo delle murature che avvolgevano macchinari inutilizzati si aggiunse il degrado del paesaggio circostante, in stato di abbandono.

Dopo un intervento di più di 22 milioni di euro, siamo oggi di fronte al recupero di una struttura industriale convertita in museo. Indubbiamente una scelta non così scontata e frequente, che ha una in Classis la dimostrazione della sua validità. Elementi di architettura moderna e archeologia industriale insieme per contenere archeologia e storia, centro di ricerca e laboratori.

Devo ammettere che è proprio questo intervento strutturale che mi ha più colpito. Interrate le grandi vasche che venivano usate per la lavorazione delle barbabietole, demolita la ciminiera, eliminati magazzini ed altre strutture limitrofe, il vecchio stabilimento si staglia con le sue linee essenziali. Molto bello il recupero della copertura in metallo e vetro, la nuova struttura richiama la vecchia fabbrica mantenendone intatto il fascino.

In una saletta, la ricostruzione della vita dello stabilimento. All’inizio del Novecento lo zuccherificio occupava più di 600 operai che trasformavano quintali di barbabietole in zucchero e tanti erano i ragazzi, negli anni 60 e 70, che andavano a andavano a fare la “campagna estiva”.

Una presenza importante, quindi, nel tessuto produttivo della città e nella memoria collettiva dei ravennati. Per questo, sono particolarmente suggestivi, nella loro semplicità, i brevi video con le testimonianze di ex dipendenti e cittadini di Classe.

Ravenna e Momigliano

E per finire vorrei chiudere con questa citazione di Arnaldo Momigliano che accoglie i visitatori, proprio all’ingresso del museo.