David Lankes: biblioteche come hub di comunità (e non solo)

David Lankes è, senza dubbio, uno dei padri della biblioteconomia. Il suo Atlante della biblioteconomia moderna (liberamente scaricabile in licenza CC in inglese) ha segnato una tappa importante nello sviluppo di questa disciplina. Da marketer, quello che mi colpisce di più del lavoro di Lankes è la sua capacità visionaria di vedere e descrivere il futuro delle biblioteche.

Lo seguo dal 2014, anno in cui, grazie ad Annamaria Tammaro, ebbi occasione di “conoscerlo” e fu, con mia grandissima soddisfazione, fra i relatori del 9° SebinaDAY (convegno che ho organizzato per molti anni). E, anche in questo caso, il suo intervento fu proprio sul futuro delle biblioteche. Da quel momento leggo il suo sito con continuità e, in particolare, i post del suo blog.

David Lankes alterna post dedicati alla biblioteconomia a racconti personali, della sua battaglia contro quello che lui chiama con brutalità, cancer. Non usa altre espressioni come a volte faccio anch’io: tumore, neoplasia, malattia oncologica. No. Lui parla della sua storia, delle riprese della malattia e della sua ultima vittoria, con trasparenza, onestà e coraggio. Lo ammiro molto, per questo. Ammiro lui e la sua straordinaria famiglia: “Dire grazie” .

Oggi, 5 novembre 2019, ho letto (e ascoltato) il suo intervento al Congrès des professionnel.les. de l’information che si è tenuto dal 28 al 30 ottobre a Montreal, in Canada. Il titolo del keynote è una efficace sintesi non solo del contenuto ma, più in generale, del Lankes-pensiero.

Vicini non utenti, membri non clienti, partners e non “frequentatori” (della biblioteca)

Questo intervento mi offre lo spunto per una riflessione sul tema del coinvolgimento profondo di coloro che frequentano la biblioteca, tema molto sentito da Lankes.

Il messaggio è quanto mai forte, soprattutto nei confronti del termine “cliente”. Anche in un altro contributo Lankes stigmtizza il suo essere contrario all’uso del termine cliente nell’ambito bibliotecario:

Allora perché odio l’uso del cliente nel contesto della biblioteconomia? Perché penso che l’uso di “cliente” sia così sbagliato che temo che la mia testa esploda? In definitiva perché credo che porti a un pensiero transazionale in cui il valore è definito esclusivamente dalla soddisfazione. Le persone sono i nostri vicini, concittadini, colleghi, membri di comunità, ma non sono mai semplicemente clienti.

Customers, Members, and Users oh my!

Per sottolineare il concetto di appartenenza, sceglie invece il termine “members” membri della comunità. E il termine partners al posto di “patrons” per sottolineare il ruolo attivo e collaborativo che hanno (e devono avere) coloro che sono parte, con la loro partecipazione, della vita della biblioteca e quindi, della comunità.

Nell’intervista rilasciata a Mario Coffa nell’ottobre 2017, a Perugia, Lankes sottolinea infatti che

le biblioteche non sono un luogo di commemorazione della cultura, bensì un luogo dove le comunità possono inventare la propria cultura e la propria identità.

Non sono solamente luoghi dove si va per diventare più intelligenti, ma anche dove si va per sentirsi parte di una comunità.

Ma soprattutto …

Una biblioteca non ha una forma e una funzione precostituita: è lo strumento che hai a disposizione per costruire, sostenere e rappresentare la cultura di cui fai parte.

Nell’intervento di Montreal, David Lankes cita fra gli esempi la TOPEKA & SHAWNEE COUNTY PUBLIC LIBRARY . Colpisce la pagina dedicata alla mission della biblioteca, che riporto nella mia traduzione. Infatti è evidente nelle loro parole il ruolo di stimolo e, nello stesso di tempo, di aggregazione che questa biblioteca sottolinea con forza.

Missione

Accendere la curiosità e l’essere un collante per la nostra comunità attraverso l’alfabetizzazione e l’apprendimento.

Valori fondamentali

  • Eccellenza: creiamo esperienze che anticipano le diverse esigenze della nostra comunità e superano le aspettative.
  • Curiosità: abbiamo fame di apprendimento, creazione e innovazione. Ispiriamo la nostra comunità a fare lo stesso.
  • Literacy: aiutiamo le persone a migliorare la propria vita fornendo gli strumenti per navigare con successo nel mondo.
  • Libertà: diamo il benvenuto a tutti nella comunità. Supportiamo e difendiamo il diritto dei nostri utenti di accedere alle informazioni senza giudizio.
  • Lavoro di squadra: costruiamo comunità più forti attraverso la fiducia reciproca, la collaborazione e obiettivi condivisi.
  • Accountability: soddisfiamo le esigenze dell’intera comunità utilizzando le risorse in modo responsabile, equo e trasparente.

Emerge il ruolo del bibliotecario, non solo, quindi, come mediatore culturale ma soprattutto proprio come “creatore di reti di persone e istituzioni”

I bibliotecari creano reti di persone e istituzioni. E’ questa la “raccolta” più preziosa di una biblioteca: le relazioni e le persone che possono fare la differenza nella vita quotidiana dei cittadini.

Intervista citata

Una biblioteca ancora una volta vista come hub di comunità, come insieme di spazi di apprendimento, di incontro e di coinvolgimento, che usa il suo patrimonio anche come strumento di crescita sociale.

David Lankes chiude il suo intervento a Montreal con una slide in cui è riportata una sua citazione che è una efficace (e fortissima) sintesi di quanto da lui detto e scritto sull’argomento:

Le cattive biblioteche costruiscono collezioni, le buone biblioteche costruiscono servizi, le “grandi” biblioteche costruiscono comunità.


Credits: D. Lankes, cover della presentazione al Convegno di Montreal