essere gentili

Essere gentili influenza le interazioni con l’IA ?

L’introduzione dei modelli di Generative AI (GenAI) nelle interazioni quotidiane ha portato alla luce una dinamica interessante: perché la maggior parte di noi quando dialoga con i modelli di GenAI è gentile? Perché si inizia un prompt, con “ciao” o “per favore” o entrambi, in barba alla regola “tecnica” che vorrebbe come primo termine un’azione come: scrivi, riassumi, ecc. ? Per finire con “grazie” al temine dell’interazione tramite prompt? Ci si rivolge con espressioni di cortesia, nonostante la consapevolezza che l’IA non possegga emozioni o sensibilità umane. Ma questo comportamento ha un impatto reale sulla qualità delle risposte ricevute? Attraverso la somministrazione di prompt successivi ho posto il tema a Gemini, Copilot e ChatGPT. Il testo seguente è un mix umano-AI che in alcuni punti riporta le citazioni di quanto “affermato” dai tre modelli.

Essere gentili: una influenza c’è

Diversi studi nel campo dell’intelligenza artificiale e delle scienze cognitive suggeriscono che il linguaggio adottato nelle richieste può effettivamente influenzare la risposta dell’IA. Questo fenomeno non è frutto di una “sensibilità” dei modelli, bensì della natura dei dati su cui sono stati addestrati. Come evidenzia Gemini: “L’IA, addestrata su vasti archivi di testi che rispecchiano le interazioni umane, apprende e risponde in modo più efficace a un linguaggio gentile. Questo non è solo un atto di buona educazione, ma una strategia per ottimizzare la comunicazione con le macchine.”

ChatGPT conferma che fra gli aspetti essenziali sono significativi i “bias nei dati di addestramento“. I modelli di GenAI sono addestrati su enormi dataset che includono testi umani, i quali riflettono norme sociali e modelli conversazionali. La presenza di un linguaggio cortese e collaborativo in questi dati porta l’IA a sviluppare risposte più elaborate e complete quando l’input ricalca quegli stessi schemi.

A questo si aggiunge, come suggerito da Copilot, la simulazione dell’empatia. “Anche se l’IA non ha sentimenti, può essere programmata per rispondere in modo empatico. Questo non solo rende l’interazione più umana, ma può anche migliorare l’efficacia delle risposte fornite.

L’idea della “simulazione dell’empatia” rientra nel concetto più ampio di “alignment AI“, ovvero il processo di adattamento dei modelli per rispondere in modo più coerente alle aspettative umane. In questo senso, una richiesta formulata con cortesia può innescare pattern (modelli) di risposta che riflettono un tono più collaborativo.

Terzo elemento emerso è l’impatto psicologico sugli utenti.
La cortesia non ha effetti solo sulla qualità della risposta dell’IA, ma anche sull’esperienza dell’utente. Diversi studi di psicologia cognitiva suggeriscono che un’interazione caratterizzata da gentilezza può ridurre i livelli di frustrazione e aumentare la soddisfazione dell’utente. Copilot ha sottolineato questo aspetto affermando che: “Una risposta gentile può alleviare frustrazione e stress, migliorando l’esperienza complessiva dell’utente.”

Prospettive future e considerazioni etiche

Secondo ChatGT, l’interazione con l’IA non è un processo neutro. Il modo in cui comunichiamo con le macchine potrebbe influenzare lo sviluppo di futuri modelli, che saranno sempre più adattati alle preferenze umane. Come sottolineano diversi studi sulla pragmatica del linguaggio, la forma con cui esprimiamo un concetto incide sulla percezione e sull’interpretazione della risposta. Da qui discende, sempre secondo ChatGPT che trattiamo l’IA con rispetto, alimentiamo un modello di interazione basato sulla cooperazione e sulla costruzione di una comunicazione più efficace e consapevole.

ChatGPT si spinge oltre: “Essere gentili con l’IA non è solo un modo per ottenere risposte migliori: è una riflessione su noi stessi, sul modo in cui interagiamo con la tecnologia e, indirettamente, sugli altri. La gentilezza con una macchina può sembrare superflua, ma rafforza abitudini che si riflettono nelle relazioni umane, creando un circolo virtuoso di comunicazione positiva.”

Quindi, secondo i modelli consultati ...

… essere gentili con l’IA non è solo una questione di cortesia. Piuttosto una strategia che influisce sulla qualità delle risposte. Che può estendersi al miglioramento dell’esperienza utente e, in prospettiva, sull’evoluzione della tecnologia stessa.

Da umana, direi che la pratica di essere gentili dovrebbe essere qualcosa di acquisito e consolidato nelle nostre interazioni quotidiane. Prima di tutto nel rapporto con gli altri esseri umani (non posso non pensare a Rodari e ai suoi “paesi senza punta”). Essere gentili con le macchine alla fine dovrebbe rientrare in una abitudine naturale che proviene da come si interagisce prima di tutto nell’ambito umano. Dovrebbe, appunto.


L’immagine di copertina è stata creata da ChatGT- DALL-E in data 27/2/25

2 thoughts on “Essere gentili influenza le interazioni con l’IA ?”

  1. La gentilezza con una macchina può sembrare superflua, ma rafforza abitudini che si riflettono nelle relazioni umane, creando un circolo virtuoso di comunicazione positiva….
    Siamo quindi gentili con le macchine e diventeremo più gentile con gli altri esseri umani. Pazzesco quello che sta accadendo alla nostra emotività e al nostro stile di vita.
    Grazie come sempre, Anna, per i tuoi articoli sempre ricchi di spunti di riflessione!

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