IIIF International Image Interoperability Framework è un ecosistema di procedure e protocolli che vuole superare lo scenario in cui negli anni si sono sviluppate le prime digital libraries: silos isolati che non riuscivano ad interagire fra loro. È un set di standard aperti per la gestione, la fruizione e lo studio delle immagini digitali ed è anche una community internazionale che sviluppa e implementa le API IIIF.
La nascita della Community
La Community IIIF nasce durante una cena in un ristorante cubano a Palo Alto, in California. Siamo nel 2011. Alla cena sono presenti tecnologi delle Bodleian Libraries dell’Università di Oxford, della British Library e delle Stanford University Libraries. L’idea nasce da uno schizzo sul retro di un tovagliolo. La spinta che c’è dietro l’avvio di questo progetto è la creazione di uno standard internazionale che fermi la proliferazione di “locally built applications”. Che altro non sono che le digital libraries-silos a cui facevo riferimento. Ma soprattutto, metta a disposizione un linguaggio comune per ridurre le inefficienze che nascono proprio dalla incompatibilità dei diversi sistemi.
Gli obiettivi della Community
Per questo la Community si prefigge di
[…] elaborare un ambiente interoperabile in grado di permettere ai diversi software applicativi con cui si gestiscono le immagini digitali via Web di poter dialogare reciprocamente in una modalità molto più efficace di quanto oggi non avvenga, in modo da fornire agli utenti “an unprecedented level of uniform and rich access to image-based resources hosted around the world”.
Alberto Salarelli, International Image Interoperability Framework (IIIF) – JLIS.it – Gennaio 2017
Il IIIF Consortium, costituito nel 2015, comprende circa 60 membri.
Sebbene le origini di IIIF siano nelle biblioteche, la comunità comprende musei, archivi, società di design e tecnologia commerciale e servizi di immagine di ogni tipo, creando nuove opportunità di scambio e collaborazione tra i settori.
IIIF Consortium
L’interoperabilità e le API
L’interoperabilità è uno dei pilastri del framework IIIF che offre la possibilità di accedere alle digital libraries attraverso l’esposizione nel web semantico dei dati e degli indirizzi (URI) delle immagini mediante l’impiego di API definite in modalità standard. Le API IIIF sono:
- Image
- Presentation
- Authentication
- Change Discovery
- Content Search
- Content State
In particolare le Image API gestiscono accesso e manipolazione delle singole immagini e dei loro parametri.
L’obiettivo di Presentation API, è invece quello di fornire le informazioni necessarie relative all’oggetto digitalizzato per arricchire l’esperienza della visualizzazione online di oggetti costituiti da immagini. In altre parole, questa API ci fornisce un complesso di funzionalità per “presentare” oggetti digitali unitamente ai dati descrittivi che ne specificano i contenuti.
P. Manoni – Digitalia
Le Search API sono specifiche per la ricerca dei contenuti testuali associati alle immagini, quali OCR, trascrizioni e annotazioni. Con Authentication si definiscono le API preposte all’accesso accreditato alle immagini, a specifiche caratteristiche delle stesse o a servizi avanzati. Per un approfondimento sui dettagli tecnici, si rimanda alla specifica sezione del sito IIIF
Human-centered view e visibilità
All’apertura e alla interoperabilità la community aggiunge studi e sperimentazioni finalizzate a migliorare la visibilità e la modalità della fruizione delle immagini IIIF. Questo crea un ambiente in cui trovano una collocazione “di rango” anche UX, storytelling, augmented reality e altri esempi che testimoniano una human-centered view.
Al di là del supporto (peraltro fondamentale) dato dalle API e dagli altri strumenti tecnici, il tema è: come faccio a rendere visibile la digital library se non la comunico o lo faccio in modo limitato, circoscritto? E, in particolare, come posso rispondere alle domande: digital library per chi e con quali finalità? È evidente che il primo passo è comunicare che ci sono le risorse IIIF e, ovviamente, che c’è una digital library che le contiene. Su questo tema strategico lavora il IIIF Discovery for Humans (D4H) Community Group.
Digital libraries da rivitalizzare
Sono numerosi gli esempi di digital libraries fra le istituzioni italiane. Esempi che nella maggioranza dei casi rispecchiano proprio i silos descritti dalla Community IIIF con una presenza significativa delle “locally built applications“.
Le applicazioni locali se da una parte hanno avuto il merito di far nascere le raccolte digitali dall’altro hanno contribuito a creare i silos e oggi mostrano limiti e situazioni problematiche. Infatti molte applicazioni sono state costruite in modo artigianale e si trovano oggi a combattere con :
- l’obsolescenza dei software (soprattutto per mancanza di manutenzione)
- il mantenimento dei server ospitanti che spesso sopravvivono senza aggiornamenti di ambiente,
- la riduzione del personale (uscite per pensionamenti o modifiche organizzative) che porta a disperdere skill e informazioni tecniche.
Questa situazione diffusa obbliga alla necessità di rivitalizzare le digital libraries già esistenti con un percorso di aggiornamento e recupero dei vecchi progetti. Primo passo è la scelta di un ambiente open che garantisca una valida barriera all’obsolescenza dei software grazie al coinvolgimento delle community internazionali. E, una compliance con IIIF per avere, oltre alle garanzie di interoperabilità, una modalità di fruizione delle risorse che offra un’esperienza di navigazione coinvolgente.
Esperienze
Sono diversi i progetti realizzati con IIIF, soprattutto da parte delle istituzioni fondatrici del Consortium. Esempi sono la Bayerische Staatsbibliothek , Gallica o la Bodleian.
In Italia, sono da citare la Digital Library della Biblioteca Apostolica Vaticana, fra i primi progetti realizzati utilizzando il framework IIIF. La Biblioteca Ambrosiana di Milano e ulteriori progetti come:
- la Biblioteca Digitale della Biblioteca Nazionale di Napoli (uno splendido esempio di Flora Napoletana),
- Biblioteca digitale del Conservatorio G. Verdi di Milano
- Digital Library PAVIA (uno straordinario esempio GLAM) dell’università di Pavia con l’apporto della biblioteca Universitaria di Pavia
- Sanzio Digital Heritage, dell’Università di Urbino, che accoglie anche la Fondazione Carlo e Marise Bo, il Centro Internazionale di Scienze Semiotiche “Umberto Eco” e la Fondazione Romolo Murri
- digit.a.re l’archivio digitale reggiano delle collezioni di grafica e fotografia della Biblioteca Panizzi (un post di approfondimento sul suo brand).
Non solo studio e ricerca
I visualizzatori delle digital libraries compatibili con IIIF come Mirador o Universal Viewer, offrono modalità di navigazione molto efficaci. A cui si aggiunge la possibilità di avere altri servizi come: confrontare immagini, consentire photo-editing online, scrivere annotazioni.

Siamo, quindi, di fronte a raffinati strumenti di studio e ricerca. Ma sarebbe limitativo fermarci qui. IIIF apre nuove opportunità di fruizione che possono intercettare pubblici non specialisti e coinvolgerli nella fruizione delle “nuove” digital libraries.