Il Museo Archeologico Nazionale di Venezia e i dinosauri

Ebbene si, lo dico subito: non ho MAI visitato il Museo Nazionale Archeologico di Venezia. Sembra incredibile se penso a quante volte sono andata in Biblioteca Marciana per incontri di lavoro ma non ho allungato il passo e non sono mai entrata al Museo. Sarà una mancanza che spero di sanare prima a poi. Nel frattempo, mi “accontento” (si fa per dire) di seguire la dimensione digitale del Museo Archeologico: sito, blog e, soprattutto, social. In particolare, pagina Facebook e profilo Instagram. Gli spunti raccolti di seguito sono solo alcuni esempi con i quali, con l’aiuto di Luca Trolese e Ilaria Fidone proviamo a raccontare una galassia ricca e articolata. Contenuti diversi, certo, ma accomunati da una brand voice inconfondibile (qui per approfondire brand voice e ToV).

Il tone of voice

Quello scelto dal Museo Archeologico è divertente ma mai sopra le righe. Lo definirei giocoso. Un esempio è come è stato ripreso il recente episodio legato alla “banana di Cattelan” (esposta a Seoul, uno studente coreano l’ha mangiata). Un post sorridente con una punta di sana ironia (da notare i tag).

Il post Instagram

E che dire del post dedicato al tema dell’#armocromia? Occasione presa al volo per raccontarci delle statue antiche che noi associamo sempre al bianco mentre erano colorate e alla richiesta di consigli: “Con il nuovo riallestimento vorremmo dare un tocco di colore (non alle statue 😅). Accettiamo suggerimenti: che colore assocereste al nostro museo? 🙂 Solo indicazioni armocromatiche, please”.

Per leggere tutta la caption …

Di dinosauri (e mappamondi)

Ma veramente non ci sono dinosauri al Museo Archeologico 😉? E di mappamondi (chiedo per un amico) ne avete 😄?

Evidentemente c’è grande confusione sotto il cielo dei musei (vedi la rubrica #ledomandeimpossibili) e il pubblico fa fatica a focalizzare una realtà come il Museo Archeologico a Venezia (una città dove l’archeologia non sembra essere di casa), tant’è che questa debolezza sul piano della visibilità e dell’identità è stata ribaltata ironicamente dal punto di vista comunicativo per farne un tormentone che diventa tratto distintivo (l’equivoco tra archeologia e paleontologia e l’aspettativa dei dinosauri) od oggetto di meme (la difficoltà di distinguere le differenti collezioni del Museo Archeologico e del Museo Correr, poiché il percorso di visita unificato si snoda tra i due musei contigui senza una transizione ben definita)”.

Museo Archeologico Venezia
Il post su FB

Per onore di cronaca, però, bisogna segnalare che qualche dinosauro è venuto a trovarvi

I meme

Ok l’attualità o gli “eventi” … ma quali sono i veri trigger?

Puntando ad un tipo di comunicazione non convenzionale e non strettamente istituzionale, va da sé che adattarsi al linguaggio dei social significa utilizzarne le forme espressive più popolari come ad esempio i meme. L’attualità e i trend topic sono lo spunto per ironizzare in chiave archeologica e portare il pubblico alla realtà del museo”.

Museo Archeologico Venezia
Il meme a sinistra (del 2019) e quello con Spiderman (2021) sono esempi dell’approccio scelto dal Museo

Ovviamente i meme non sono fini a se stessi ma l’intento è sempre quello di attirare l’attenzione su alcuni aspetti del museo.

D: “SMM, cosa c’è che non va? Ti vedo accigliato, dubbioso, sfiduciato. Dov’è la tua determinazione nel vellicare gli istinti storico-artistici dei nostri follower?” SMM: “Direttrice, non bastavano i troll, gli hater, i suprematisti della cultura, gli invidiosi, i musei archeologici che non ce l’hanno fatta! C’è chi posta recensioni su di noi!!1!”
D: “Beh, cosa c’è di strano? Cosa potrebbero mai scrivere di imbarazzante?”
🙄🙄🙄

Le rubriche: #amarcord, #ipsedixit, #oroscopomuseo, #commentimemorabili …

La comunicazione è strutturata per rubriche settimanali che cambiano ogni anno e puntano a raccontare il museo e le sue curiosità (vedi ad esempio #museosafari #oroscopomuseo #lacuriositàdelgiovedì #suPiazzadal1596 #messagginbottiglia), l’archeologia e la storia antica (#ipsedixit #paroledifficili #pilloledimitologia #spqr) o a rafforzare il contatto con il pubblico attraverso contest ( #gemmemagiche #minimamirabilia #theuntouchable #monetasonante) e quiz (#lartecisomiglia #museumistery).”

Lo storytelling

Uno degli elementi più significativi che connota i post è lo storytelling. Non ci si limita a postare la foto o il video ma c’è anche la storia, il racconto. Ma anche in questo caso il Museo Archeologico offre uno storytelling “fuori dagli schemi”. Un esempio sono i dialoghi (dalla rubrica #zonasocial) fra il SMM e la Direttrice come in questo caso in cui parlano di branding e di marketing Oppure quando ci spiegano l’origine delle infradito col cuoricino dalla rubrica #performance che punta a riflettere sul rapporto tra arte antica e arte contemporanea.

Museo Archeologico Venezia
Le infradito di Tullio Lombardo

Engagement rate e sviluppo dell’audience

Dati importanti e indici molto buoni … fra i migliori profili Instagram “culturali” come crescita negli ultimi anni …

Nel 2019, secondo il Politecnico di Milano il Museo Archeologico ha avuto il maggior incremento di follower tra tutti i musei italiani, nonostante l’assenza di sponsorizzazione. Un successo che ha raggiunto anche i media tradizionali (l’informazione televisiva e cartacea) che hanno dedicato appositi servizi Il Museo Archeologico di Venezia è diventato un fenomeno ‘social’. Nel tempo il museo ha costruito un suo pubblico on line, costituito di “addetti ai lavori” e di semplici appassionati che apprezzano i contenuti archeologici nonostante la diversa formazione e competenza. Il confronto continuo, attraverso CTA non si esaurisce esclusivamente in una rapporto virtuale ma spesso diventa anche occasione di incontro, prontamente immortalato nella rubrica #archeofollower.”

E per finire il mio meme preferito e il consiglio di consultare/visitare il blog ricco di contenuti interessanti. Dimenticavo … da leggere anche … LE 10 COSE DA FARE AL MUSEO ARCHEOLOGICO DI VENEZIA 😍

Link ai post di copertina: meme e dinosauro.


Copyright: il testo in corsivo è di Luca Trolese e Ilaria Fidone, le foto sono tratte dai social del Museo. Tutti i diritti, testo e foto, sono riservati.