Manuela Scaramuzzino e le Viaggiatrici

Ho letto recentemente Viaggiatrici: lo sguardo delle donne sul mondo di Manuela Scaramuzzino (Effatà editrice, 2020). Appassionata del tema del Grand Tour mi sono avvicinata a Viaggiatrici con curiosità. Una curiosità dettata da quel sottotitolo “Lo sguardo delle donne sul mondo”. Devo dire che la lettura è stata una vera avventura, un viaggio in compagnia di donne straordinarie. Qui, ora, Manuela (che ringrazio in modo speciale per il tempo dedicato) ci racconta e ci guida lungo la storia e lo spirito delle Viaggiatrici, alla scoperta proprio di questi “sguardi”.

La storia di Viaggiatrici

Sospesa: la mia sensazione, il mio stato allorquando mi immergevo tattilmente e con la mente nelle scritture di viaggio delle donne del Fondo Gino Doria. Anni di sospensione come se la sedia della Biblioteca Nazionale di Napoli non soffrisse la gravità e come se io stessa vedessi attraverso i loro occhi e le loro parole città, paesaggi, mari e monti … Trascorrevo intere giornate vivendo questa leggerezza. Come mi ero ritrovata lì in Biblioteca a leggere di donne in viaggio?

Tutto risale al 2005, quando iniziai la scuola di dottorato in “Gender Studies. Storia delle donne e dell’identità di genere” presso la Federico II di Napoli. Dottorato in cui ho portando avanti per tre anni il progetto di far emergere all’interno del Fondo Doria il corpus di scritture femminili in esso contenuto. Doria, studioso e giornalista napoletano tra i più carismatici del XX secolo, aveva tre grandi amori divoranti: i libri, il tema del viaggio e Napoli.

Una volta rintracciate tutte le scritture femminili, fu naturale il passaggio successivo di concentrarsi su qualcosa che fosse coerente con la sua figura. Da qui l’idea di dedicarmi alla scrittura di viaggio femminile del Fondo.

Un viaggio indimenticabile

Fu un viaggio indimenticabile… quello materiale e quotidiano fatto di incontri e scambi di opinioni e suggerimenti con il gruppo bibliotecario che all’epoca gestiva il Fondo e… quello immateriale fatto di incontri con queste magnifiche trenta donne viaggiatrici, di immedesimazione, di scoperta e di cambiamento della mia stessa visione del viaggio.

Dopo 10 anni

Poi scrissi la tesi, mi addottorai ed iniziai poi a lavorare in biblioteca (CSB di area umanistica dell’Università di Cassino) … passarono gli anni, poi, nel 2018, fui invitata dall’Università di Bologna a partecipare come relatrice ad un convegno incentrato sul viaggio. A distanza di dieci anni ripresi tutti i miei faldoni di lavoro con piacere e nostalgia e parlai delle mie viaggiatrici. L’intervento piacque molto, diventò articolo, poi mi fu proposto di trasformarlo in un libro e mi dissi ora o mai più. Così fu che ripresi in mano tutto il mio lavoro, trasformai la tesi in una proposta editoriale e, trovato l’editore, iniziai la mia riscrittura.

Viaggi, lockdown e donne aristocratiche

Paradosso dei paradossi mi sono ritrovata a scrivere di donne in viaggio proprio nell’anno del pieno lockdown … quando noi tutti eravamo confinati dentro le mura di casa. E quelle mura sono state il primo confine da superare per molte delle mie viaggiatrici. Donne aristocratiche, borghesi, scrittrici di professione, studiose appassionate, croniste metodiche. Tutte diverse tra loro, ma tutte accomunate da una caratteristica: considerare il viaggio come opportunità di trasformazione della percezione di sé. Dalla poetessa del Settecento alla redattrice di guide turistiche del Novecento il viaggio – ancor più il viaggio in Italia – era carico di aspettative. In parte legate al fascino delle bellezze naturalistiche ed artistiche che stavano per scoprire dal vivo, ma d’altra parte notevolmente legate al senso di libertà che il movimento in sé garantiva in una terra percepita ancora come piena di insidie fisiche, sociali e morali.

Le “geografie private”

Talvolta accompagnate da mariti, fratelli, padri talaltra in comitiva o anche da sole le viaggiatrici dal Fondo Doria attraverso la scrittura non hanno celato nulla di sé. Le paure, i timori rispetto a circostanze più o meno rischiose o i giudizi sferzanti nei confronti della realtà con la quale venivano in contatto; tutte queste cose erano fondamentali momenti narrativi che sono andati a delineare itinerari di geografie private. Questo magnifico concetto di geografie private è un pensiero elaborato da una delle più importanti geografe italiane – Luisa Rossi – nel suo libro L’altra mappa. Esploratrici, viaggiatrici, geografe (Diabasis, 2005) poi ripreso nel tempo da altre studiose di settore.

Nel saggio emerge il grande sforzo che nel corso degli ultimi due secoli hanno fatto le donne per essere inserite ed accettate nel campo della geografia scientifica e come la documentazione di viaggio da loro prodotta testimoni sia il modo in cui esse hanno guardato e descritto il mondo, sia il loro “oggettivo” apporto alle conoscenze geografiche.

Questi due tagli non sono altro che due facce della stessa medaglia:

  • la faccia che valorizza la soggettività, propria della geografia della percezione,
  • quella che vede nelle relazioni fonti preziose per ricomporre la storia di un territorio, il quadro di una società.

Allora il termine geografie private raccoglie tutte queste sfumature di significato, identificando in un sapere non scientifico, ancora inibito alle donne, una produzione scritta di pari dignità epistemologica.

30 Viaggiatrici

Le protagoniste di Viaggiatrici sono trenta scrittrici. Provenienti da tutta Europa e dell’America, documentano il loro soggiorno in Italia ed il tour dei luoghi visitati, utilizzando disparati generi letterari:

le aristocratiche del XVIII secolo scrivono epistolari, memorie e diari;

le escursioniste del XIX secolo producono dettagliati racconti di viaggio carichi di grande afflato politico;

le scrittrici del Novecento, studiose di professione, giornaliste, redattrici, sperimentano, infine, resoconti, guide turistiche, reportage fotografici…

Una varietà impressionante che non può certamente identificarsi negli stretti confini di una definizione di Pink Version del Grand Tour.

Le differenze con il Grand Tour

Viaggio e scrittura delle donne sono tutt’altro che un fenomeno di imitazione; il posizionamento stesso delle donne nel tour e nel racconto del tour stesso è altro rispetto ai viaggiatori/scrittori.

Mentre gli uomini – per così dire! – si collocano in una posizione di centralità, le donne vivono l’esperienza di viaggio e la corrispettiva narrazione per lo più in maniera borderline, il loro punto d’osservazione è altro rispetto ai clichés della letteratura odeporica e questo – a mio parere – ha fatto emergere aspetti inediti dei luoghi da loro visitati. Queste donne osservano reietti, deboli, oppressi, animali maltrattati, fanno considerazioni sullo stato di emancipazione delle altre donne nei vari paesi, cercano nei loro sguardi qualcosa di sé stesse ed affiancano alle annotazioni di carattere artistico ed erudito vere e proprie analisi antropologiche e sociologiche. Insomma io ravviso in tutto questo un’unicità ancora tutta da indagare.

Viaggiatrici di professione

In particolar modo le viaggiatrici del Novecento, presenti nel Fondo, provengono quasi tutte da oltreoceano ed hanno, con consapevolezza, raccolto i frutti delle pasionarie dell’Ottocento, facendosi portavoce dell’emancipazionismo femminile sia in campo politico, sia nei vari settori professionali. Non a caso le ho definite “viaggiatrici di professione”.

Colei che mi ha più colpita e sulla quale mi piacerebbe un giorno ritornare a lavorare è Maud Howe Elliot. Ha vinto il premio Pulitzer nel 1917, è stata parte attiva nella formazione del partito progressista al fianco di Roosevelt. Ha movimentato interesse per le società suffragiste, ha fatto da mecenate per gli artisti emergenti dell’epoca… ed ha viaggiato, ha viaggiato tanto, scrivendo e pubblicando e tuttavia di lei si sa ancora poco.

Ognuna di queste donne meriterebbe di essere singolarmente studiata e valorizzata. Il vero problema, però, è la visibilità e le esigue tracce scritte e documentarie che abbiamo per la maggior parte di esse. Per molte non esistono opere o biografie dedicate.

Un punto di partenza

Questo mio libro, nella sua semplicità e nella sua immediatezza, ha l’ambizione e la sincera volontà di poter essere un punto di partenza conoscitivo dal quale far sfociare futuri altri volumi specifici per ognuna di loro. Nella speranza di lasciare un’eredità che si trasformi in start.

Viaggiatrici

Un momento particolarmente importante è stato l’invito all’evento online BookCity2020 Milano, per il quale mi hanno chiesto una video-intervista. Per chi volesse approfondire.

Copyright: il testo e le foto sono di Manuela Scaramuzzino. Tutti i diritti, testo e foto, sono riservati.