Damiano Orru, bibliotecario dal 1999 presso la Biblioteca di Area Economica “Vilfredo Pareto” dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Ne conosciamo bene l’attività in AIB (fa parte dell’Osservatorio sulla information literacy) e il suo contributo come relatore in corsi, convegni e come volontario e blogger per biblioVerifica e … molto molto altro (qui il suo profilo completo). Non a caso mi fermo qui perché, elencando tutte le attività di Damiano rischierei una prefazione più lunga del post 😊
Ma veniamo al suo interessante contributo allo Spazio Ospiti. Damiano ci offre la sua visione la visione dell’uso della GenAI proprio nell’ambito delle ricerca e ci offre molti spunti di riflessione. Un grazie speciale, quindi, per questa ulteriore declinazione che si aggiunge e completa gli aspetti di uso e interazione con il marketing e la comunicazione che sono trattati in prevalenza in questo blog. E per il tono appassionato e coinvolgente!!
Il ruolo delle biblioteche e l’esperienza biblioSkill
L’intelligenza artificiale generativa (GenAI) sta rapidamente trasformando il panorama della diffusione e dell’accesso all’informazione, ponendo nuove sfide per l’alfabetizzazione dei cittadini. Le biblioteche, da sempre baluardi dell’accesso democratico alla conoscenza, hanno un ruolo cruciale da svolgere nell’aiutare i cittadini a navigare in questo nuovo ambiente informativo, caratterizzato dalla proliferazione di contenuti generati dall’IA e dal rischio di “allucinazioni” o informazioni inaccurate.
Come bibliotecario sto provando a sviluppare una rete “biblioSkill” per professionist*, motivat* e informat* su rischi e potenzialità di questa tecnologia, relativamente nuova. Diversi/e bibliotecari e bibliotecarie si stanno attrezzando per affrontare le sfide poste dalla GenAI, sviluppando, già dal 2023, questi temi nei corsi di formazione sull’uso efficace della GenAI e sui rischi correlati, come la disinformazione.
Nella mia visione, come bibliotecario propongo la valutazione di strategie e soluzioni che riguardano:
- chatbot e allucinazioni dell’IA
- applicazioni bibliometriche a supporto della Ricerca
- nuove app e API (Application Programming Interface)
- normative e convenzioni per un uso etico dell’IA
- gamification e coinvolgimento attivo di studenti e docenti nelle scuole e negli atenei.
Allucinazioni
Come sappiamo, uno dei rischi più significativi della GenAI è il fenomeno delle “allucinazioni”, ovvero la generazione di informazioni inaccurate o completamente inventate. Queste allucinazioni possono derivare da diverse cause, tra cui:
- bias nei dati di addestramento, dove modelli GenAI vengono addestrati su enormi quantità di dati, ma non organizzati e strutturati per evitare pregiudizi o informazioni inaccurate
- mancanza di comprensione del mondo reale, poiché gli algoritmi non possono avere o emulare una reale comprensione del mondo, limitandosi ad elaborare i dati reperibili e indicizzati, senza capacità di distinguere tra vero e falso
- natura stocastica dei modelli, sfruttando calcoli probabilistici, con margine di errore variabile.
Le Biblioteche sono da anni in prima linea nell’alfabetizzazione di studenti, cittadini, docenti, professionisti, ma oggi l’IA offre un nuovo ruolo di primo piano nell’aiutare gli utenti a sviluppare le competenze necessarie per distinguere tra informazioni accurate e allucinazioni dell’IA.
Il compito delle biblioteche
Per affrontare queste sfide, le biblioteche, secondo me, dovranno:
- adattare i loro servizi, per soddisfare le esigenze di un’utenza sempre più digitale e consapevole dell’IA,
- sviluppare nuove competenze per alfabetizzare e verificare le informazioni,
- collaborare con altri professionisti, come giornalisti – informatici – filosofi – amministratori – formatori.
L’UNESCO sottolinea l’importanza di adottare un approccio “centrato sull’uomo” all’IA, promuovendo l’autonomia umana, l’inclusione e la diversità culturale.
Anche il regolamento europeo riprende questa concezione, in cui le biblioteche possono :
- offrire dibattiti, presentazione di libri, laboratori per guidare i cittadini nel comprendere cos’è la GenAI, come funziona e quali sono i suoi limiti,
- promuovere l’accesso a strumenti di verifica delle informazioni, come già sviluppato con dinamiche disinformative in tempi di Infodemia legata alla pandemia Covid-19, anche prima con la propaganda digitale (Brexit e Cambridge Analytica),
- sviluppare guide e tutorial, sia online che cartacei, per educare a sfruttare le potenzialità dei nuovi algoritmi,
- collaborare con le biblioteche scolastiche, per coinvolgere studenti nella visione UNESCO dell’apprendimento.
Bibliotecari 4.0 e i nuovi JARVIS per i cittadini
Il Bibliotecario 4.0, in questo senso, diventa un mediatore fondamentale per guidare il cittadino nell’utilizzo consapevole e responsabile di queste nuove tecnologie, aiutandolo a cogliere le opportunità e ad affrontare le sfide dell’era digitale.
Immagino il cittadino, proprio come Iron Man con JARVIS (Just A Rather Very Intelligent System, lett. “Solo Un Sistema Piuttosto Molto Intelligente”), dove l’IA diviene supporto costante e personalizzato nelle sue attività quotidiane.
Oggi il “Bibliotecario4.0” ha l’opportunità di diventare punto di riferimento, “Reference”, per orientarsi nel mare magnum di informazioni e dei servizi digitali. Può proporre libri e documenti, come sempre, ma semplificando il modo di accedere a servizi, app e strumenti, moduli e scadenze, svago ed eventi, formazione e lavoro.
È cruciale garantire l’accesso equo e inclusivo a queste tecnologie, evitando di creare nuove forme di divario digitale. L’ascesa della GenAI presenta sfide significative, ma anche opportunità entusiasmanti per le biblioteche.
GenAI e ricerca accademica
L’IA generativa, in particolare strumenti come ChatGPT, sta rapidamente trasformando il panorama della ricerca accademica. Questi strumenti possono aumentare significativamente la produttività, non solo per studenti e dottorandi, ma anche per ricercatori esperti e professionisti della gestione dei dati.
L’IA generativa può aiutare a formulare domande di ricerca, suggerire metodologie appropriate e supportare la revisione della letteratura con Semantic Scholar, OpenAlex e Connected Papers [per approfondire], potenziati dall’IA, per navigare in modo più efficiente attraverso grandi quantità di pubblicazioni e nuove connessioni e tendenze emergenti. L’IA generativa può automatizzare l’interpretazione dei dati, aiutando i ricercatori a identificare modelli e trarre conclusioni più rapidamente. Questi strumenti possono essere utilizzati per generare bozze, riassumere testi e migliorare la chiarezza della scrittura.
Servizi di data stewardship
Con l’aumentare della quantità di dati di ricerca, i servizi di data stewardship diventano sempre più importanti. L’IA generativa può supportare questi servizi come la pulizia dei dati, il controllo della qualità e la standardizzazione dei metadati.
Grazie alla conoscenza sconfinata di chatbot e piattaforme che elaborano grandi quantità di dati, il bibliotecario può promuovere nuovi approcci alle informazioni, addestrando il cittadino, diventando quasi un partner creativo nello sviluppo di soluzioni e progetti.
Allo stesso modo, il Bibliotecario4.0 potrebbe aiutare il cittadino a sviluppare competenze e pensiero critico per prendere decisioni più consapevoli nella vita di tutti i giorni. Il Bibliotecario4.0 dovrebbe promuovere la diversità di pensiero e di espressione, contrastando la standardizzazione e l’omogeneizzazione culturale che l’IA potrebbe comportare.
Aggiornamento novembre 2024: “OpenAI e Google puntano tutto sugli agenti AI con Operator e Jarvis. Questi strumenti, in grado di eseguire azioni autonome, potrebbero trasformare profondamente il modo in cui lavoriamo e interagiamo con la tecnologia, segnando l’inizio di una nuova era dell’intelligenza artificiale.” PuntoInformatico
Appena letto l’articolo, con Damiano abbiamo sorriso sulla scelta del nome Jarvis … per approfondire e, in attesa dei rilasci … ecco un post scritto a 4 “mani”.
Copyright: il testo è di Damiano Orru (a parte la mia introduzione, in blù). La foto di copertina di Damiano Orru è tratta dal suo profilo Linkedin e le altre due immagini, presenti in copertina e nel corpo del post sono generate con Bing Image creator. Tutti i diritti di testo e immagini, sono riservati.