Il termine inglese engagement si riferisce al grado di coinvolgimento degli utenti grazie ai servizi, le risorse e le attività offerte dalla biblioteca. Si manifesta attraverso azioni come la partecipazione a eventi, l’utilizzo dei servizi online, la richiesta di informazioni, la partecipazione a gruppi di lettura, la condivisione di recensioni sui libri e molto altro. Nell’ambito social l’engagement ha due declinazioni molto diverse fra loro ma ugualmente da monitorare: l’engagement rate e l’engagement bait.
Engagement rate
L’engagement rate è una metrica chiave che calcola il livello di interazione (like, commenti, condivisioni, ecc.) rispetto al numero di visualizzazioni o follower, offrendo un’indicazione della qualità del contenuto. Un alto engagement rate indica che la biblioteca offre servizi e risorse interessanti e utili per la sua comunità. e, quindi, l’obiettivo di avere un buon engagement rate porta a prestare particolare attenzione all’utenza per offrire contenuti e servizi in linea con bisogni e aspettative. A questi si aggiunge un aiuto dell’algoritmo di Facebook, di Instagram per favorire le interazioni. Ad esempio (e sono indicazioni scontate e notissime): pubblicare nei momenti in cui il pubblico è più attivo, interagire nei commenti rispondendo alle persone per alimentare il dialogo, … Molto utile, anzi, indispensabile è, quindi, l’analisi degli insight.

Engagement bait
Altro scenario è quello riferito all’engagement bait o coinvolgimento “esca”, che va accuratamente evitato.
Ecco come lo descrive Facebook (Come evitare di pubblicare engagement bait su Facebook): “L’engagement bait è una tattica che spinge le persone a reagire a post di Facebook con “Mi piace”, condivisioni, commenti e altre azioni, per aumentare artificialmente le interazioni e ottenere una copertura maggiore. I post e le Pagine che si avvalgono di tale tattica saranno declassati.
Linee guida sull’engagement bait
Al fine di promuovere interazioni più autentiche, i team di Facebook hanno esaminato e classificato centinaia di migliaia di post per creare un modello di apprendimento automatico in grado di rilevare diversi tipi di engagement bait. Questo modello si basa su determinate linee guida che consigliamo di imparare, affinché le Pagine evitino in futuro di avvalersi inavvertitamente dell’engagement bait nei post.“
Ecco gli esempi riportati da Facebook (senza le immagini che si possono trovare nella pagina da cui sono tratti) che indicano le regole per evitare di agire con meccanismi di coinvolgimento non corretti:
- “React baiting: chiedere alle persone di aggiungere una reazione al post (tra cui “Mi piace”, Love, Ahah, Wow, Sigh e Grrr).
- Comment baiting: chiedere alle persone di commentare con risposte specifiche (parole, numeri, frasi o emoji).
- Share baiting: chiedere alle persone di condividere il post con gli amici.
- Tag baiting: chiedere alle persone di taggare gli amici.
- Vote baiting: chiedere alle persone di esprimere un voto usando reazioni, commenti, condivisioni o altro.“
Engagement bait e biblioteche: può verificarsi?
In effetti sì, può succedere che involontariamente si incappi nell’engagement bait su Facebook ma anche su Instagram. Involontariamente perché nell’ambito bibliotecario non ci sono implicazioni di business e spesso la richiesta di interazioni rivolta ai pubblici ha come unico obiettivo una più stretta interazione con la community utente. Oltre alla proposta ovvia di non invitare più gli utenti a scrivere nei commenti, ci sono altre attenzioni che, se adottate, possono aiutare a mantenere un’interazione “buona” e costruttiva.
Vediamo alcuni esempi
Domande aperte: Invece di chiedere risposte specifiche, stimoliamo discussioni più profonde. Esempio: “Qual è il giallo che vi ha appassionato di più quest’anno?”
Un’altra strada possono essere le Reaction. Per esempio: “Se ti piace questa iniziativa, metti 👍!” si potrebbe provare con “Preferisci i classici o i romanzi moderni? Metti 👍 per i classici o ❤️ per i moderni!”
Sondaggi e quiz: utilizziamo gli strumenti per raccogliere feedback anche in modo divertente. Ad esempio, nelle Storie c’è la possibilità di inserire domande o sondaggi senza il rischio di penalizzazioni. Quindi, è una possibilità da non sottovalutare.
Un contenuto narrativo ben costruito può stimolare una reazione spontanea senza richiederlo esplicitamente. Esempio: “Questa è stata la prima edizione del Gruppo di Lettura dedicato ai libri di cucina. Li avete letti? Ma soprattutto, avete provato le ricette? Avete avuto problemi in fase di esecuzione oppure ve la siete cavata benissimo?” Racconti di aneddoti o curiosità spingono gli utenti a commentare senza bisogno di un invito diretto.
Quindi …
… non dimentichiamo di prediligere un linguaggio semplice e diretto, inserire immagini o video che rendano il post più coinvolgente, usiamo hashtag pertinenti che ci aiutino ad aumentare la visibilità del post, niente engagement bait e ampio spazio alla creatività che alle bibliotecarie e ai bibliotecari non manca di certo !!
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