“Come comunicare la biblioteca digitale” porta a quattro le mie pubblicazioni sul tema marketing – comunicazione e biblioteche. Anche questa guida è pubblicata nella collana Library Toolbox di EditriceBibliografica (è la n. 61).
Abstract
Oggi le biblioteche digitali sono un’evoluzione del concetto di “teca”: ecosistemi che ospitano oggetti digitali diversi per tipologia e natura, vedono la coesistenza di digitalizzato e nativo e accolgono patrimoni MAB. Sono luoghi digitali frequentati non più solo da specialisti, ma pronti ad accogliere nuovi pubblici, che vivono onlife nell’infosfera. Il libro contiene riflessioni su strategie, modelli e strumenti per attivare l’attenzione sulla digital library e le sue straordinarie possibilità.
Come comincia
La biblioteca digitale negli anni è stata connotata da un significativo processo di evoluzione/trasformazione. Inizialmente i materiali ottenuti dalle campagne di digitalizzazione sono stati depositati in dischi fissi o in CD/DVD che avevano la sola finalità di conservare le copie digitali dei documenti originali. Il passo successivo ha segnato la disponibilità di applicazioni software, spesso sviluppate in modo artigianale, che però hanno consentito un accesso strutturato ai documenti digitalizzati. Purtroppo, queste applicazioni, di norma, offrivano solo una possibilità di accesso “locale” cioè da postazioni fisse collocate all’interno delle Istituzioni. In seguito, proseguendo con un percorso evolutivo simile a quello che ha connotato anche altre tipologie di software, siamo giunti alla disponibilità di sistemi che consentivano l’accesso e la fruizione in rete. Oggi abbiamo piattaforme tecnologiche moderne che, anche da mobile, offrono adeguate funzionalità di consultazione, navigazione, ricerca e la capacità di interoperare con altri sistemi, nel web.
Un percorso trasformativo
Il percorso trasformativo a cui è stata soggetta la biblioteca digitale si è sviluppato insieme a quello più ampio e complesso che ha interessato la società e che ha coinvolto e modificato le nostre dimensioni di vita. Siamo infatti passati dalla società dell’informazione a quella che oggi definiamo società informazionale. Viviamo nell’infosfera, lo spazio informativo dell’epoca digitale che coinvolge tutti gli ambiti della nostra vita. Come la biosfera è il luogo in cui i viventi formano la loro vita biologica, così l’infosfera è l’ambiente, costruito dalle informazioni, in cui viviamo la nostra esperienza quotidiana. Ecco, quindi, che le biblioteche digitali non sono più solo “teche” ma piuttosto “tante conversazioni tenute insieme da un linguaggio comune, da una struttura comunicativa basata sull’assunzione di impegni fra comunità diverse per pubblici diversi”. Impegni che si traducono in narrazioni che nascono dalla interdisciplinarità e dalla convivenza di nuovi “mondi” possibili.
Gli ospiti
In questa guida gli ospiti e le ospiti che hanno portato un contributo diretto sono:
- Clementina Fraticelli con Sara Morici e Gianluca Rocchetti (per Nexhum dell’Università di Macerata),
- Maria Rosaria Califano (per Liberabit dell’Università di Salerno),
- Monica Leoni e Chiara Panizzi (per Digit.a.re).
Paolo Nassi (Digital Library PAVIA dell’Università di Pavia), Ermindo Lanfrancotti e Marcella Peruzzi (Sanzio Digital Heritage dell’Università di Urbino) hanno collaborato nella stesura di due ulteriori paragrafi. Testimonianze importanti di come la biblioteca digitale può raccontarsi attraverso il “suo” branding. Un ringraziamento veramente sentito per la collaborazione e la disponibilità mostrate da tutt*.
Recensioni
Molto molto bella la recensione di Oriana Cartaregia, che ricorda anche le due ultime occasioni di “incontro” online in occasione dei corsi AIB del 2021 e del 2022. Una piccola anticipazione …
“Creare narrazioni è infatti il modo migliore per intessere relazioni poiché tutti/e noi abbiamo bisogno di raccontarci e farlo attraverso leimmagini è una maniera efficace, empatica ed evocativa. Ma anche la pratica dello storytelling ha le sue regole e non può essere improvvisata. Regole e strumenti dei quali Anna Busa fornisce puntualmente preziose informazioni che, ovviamente, non vogliamo qui spoilerare.”
Bellissima anche la recensione di Elisa Galeati pubblicata nel Vol 41, N° 8 (2023) – novembre 2023 di BibliotecheOggi che definirei “poetica” come nello stile dell’autrice. Comincia così …
Appoggio sul tavolino l’e-reader con la sua copertina illustrata all’antica. Osservo questa suggestiva e paradossale immagine che ho scelto come cover: scaffali pieni di libri, illuminati da una luce fioca e calda. Sul pavimento di legno c’è uno sgabello. I libri sono moltissimi, posizionati talmente in alto che escono dalla copertina. Non assomiglia, questa immagine, a nessuna biblioteca moderna che conosco, forse a qualche libreria storica che amo. Se apro la cover leggo che il mio e-reader annovera 127 titoli. Da lettrice onnivora uso matite per sottolineare, impunemente faccio “l’orecchia” ai libri ma dai tempi della pandemia leggo anche i libri digitali. Anche questo ultimo libro dal titolo Come comunicare la Biblioteca digitale, nuova pubblicazione della collana “Library Toolbox”, Editrice Bibliografica, l’ho letto così. L’ho letto nello spazio che c’è tra un momento di flânerie e la preparazione di una tazza di tè. L’ho letto, come direbbe la Woolf, da “lettrice comune”, utilizzando cioè i miei ragionamenti, privilegiando le immagini che ne scaturivano e lasciando la componente operativa, per un attimo, in secondo piano. Per me il digitale, come l’e-book che ho tra le mani, costituisce semplicemente un altro strato della realtà in cui siamo immersi. […]
Un nuovo luogo di incontro
Come lo fanno e quali potenzialità ne scaturiscono ce lo racconta l’autrice Anna Busa in questa visione di biblioteca digitale che non corrisponde al solo “contenuto digitalizzato” bensì suggerisce la creazione di “un nuovo luogo di incontro digitale da aggiungere agli altri luoghi della biblioteca”. Chi cerca tesi innovative sulla società del digitale o schieramenti ideologici rischia di incappare in una delusione poiché la principale forza di questa visione, di questa agile scrittura, è di veicolare e suggerire un’opportunità concreta: dar vita a “un terzo luogo”, a uno spazio nuovo di incontro basato sulla partecipazione attiva di lettori e non lettori. Ne abbiamo bisogno: noi come bibliotecari e, soprattutto, noi come utenti.
Società digitale
Mi capita sovente di leggere riflessioni sulla socialità digitale che finiscono con lo sfociare in feroci critiche a sfondo apocalittico mentre leggendo questo libricino la prima sensazione che si ha è quella di una normalizzazione (non banalizzazione) di uno stato che pur ci accomuna: il vivere contemporaneamente in luoghi fisici e anche digitali in una costante “interazione tra la realtà materiale e analogica e la realtà virtuale e interattiva”. Nessun timor panico dunque, solo una presa di coscienza, motivata e consapevole, di una tensione innata a raccontare e a raccontarsi, in un mondo globale nel quale siamo sempre di più tutti connessi. Biblioteche comprese.
continua nella rivista …
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