Il gatto rosso e le tagliatelle: Gimmi e la sua “gita” ad Argenta

In questi giorni mi è tornata in mente la storia di Gimmi, il gatto rosso dei miei nonni. Il mio gatto preferito.

Bisogna andare indietro di molti, molti anni. Più di 50. I miei nonni hanno abitato per alcuni anni in quella che ora è l’area che ospita il parco di Mirabilandia, vicino a Ravenna. Praticamente la loro casa era in mezzo al nulla, vicino alla Statale Adriatica: il nonno si occupava della manutenzione della linea elettrica e proprio per il suo lavoro gli era stata assegnata la casa in quel punto. Era una casa lunga e stretta, tutta piano terra. C’erano due appartamenti, uno di seguto all’altro. Il secondo era quello dei miei nonni e terminava con un grande capannone/garage, necessario proprio per il lavoro del nonno: conteneva attrezzi e strumentazioni varie.

Poi il nonno è andato in pensione ma è rimasto in questa casa per un certo tempo. Nel capannone parcheggiava un piccolo camion che aveva acquistato e con cui faceva servizi di trasporto di materiale edile.

La nonna gestiva gli animali della casa: galline e conigli. Ma soprattutto gatti. Ne giravano di norma 2 o 3. Fra questi, indimenticabile, il mio preferito, il gatto rosso Gimmi.

Spirito indipendente, bellissimo, con due occhi verdi scintillanti, aveva fatto capire chiaramente che a lui piacevano le tagliatelle. La nonna, quando le faceva per lei e il nonno, aggiungeva un uovo in più per lui. Le condiva con il ragù di carne e il parmigiano e preparava il suo piattino. Lui arrivava, leccava tutto il sugo e lasciava lì le tagliatelle perfettamente bianche e pulite. Direi quasi lucide. La nonna lo sfidava e non portava via il piatto fino a quando lui non finiva per mangiare anche la pasta. Il dialogo fra i due era straordinario, non so come ma si capivano benissimo anche se a volte lui la guardava un po’ di traverso.

La gita

Passa il tempo e un capo cantiere di Argenta chiede al nonno se ha un gattino da portargli per il figlio, che lo desidera tantissimo. Il nonno, visto che in quel periodo di gatti per casa ne aveva addirittura 4, decide di portare in regalo Gimmi anche se la nonna brontola (è sempre stato il suo preferito). E lo sceglie proprio per il suo carattere indipendente e poco gestibile: loro due non andavano molto d’accordo e regalarlo era un modo elegante (almeno secondo il nonno) per interrompere i loro rapporti .

Una mattina lo prende, lo fa accomodare nel sedile del passeggero vicino a lui e insieme vanno ad Argenta (in provincia di Ferrara, circa 60 km da casa). Arrivati, Gimmi scende con un balzo elastico, girella un po’ per farsi ammirare e poi, miagolando, si allontana. Ovviamente sempre dentro l’area recintata del cantiere. Il capo cantiere è felicissimo e non finisce più di ringraziare il nonno. Trova Gimmi stupendo e non vede l’ora di portarlo al figlio.

Finito di scaricare il materiale edile trasportato, il nonno saluta tutti e riparte. Rientra a casa e parcheggia il camion nel capannone. Come sempre è buio. Scende e si avvia all’uscita. E a questo punto sente: “miao!” con un tono del tipo: “ma scusa, non mi dici niente”? Si volta e Gimmi è lì, con lo sguardo scintillante. Uno sguardo di sfida: “volevi lasciarmi là ma io sono tornato a casa”.

Il nonno rimane di sasso e si domanda come ha fatto a rientrare. Non si sa. Forse è salito nel “cassone” del camion e lì è stato per tutto il tempo del viaggio. Ha visto scorrere gli oltre 60 km e per lui è stata solo una gita.

Quasi saltellando, si è diretto verso casa ed è andato a cercare il piattino con le tagliatelle. La nonna, talmente contenta di rivederlo e commossa dalla sua scelta di tornare a casa, gliele ha preparate subito, solo per lui. Il nonno ha abbozzato e si è intenerito: da quel giorno fra lui e Gimmi le cose sono cambiate radicalmente. Il nonno si sentiva in colpa e Gimmi se ne è approfittato oltre misura.

Una lunga amicizia

Per qualche anno è stato con loro, continuando la sua vita tranquilla. Gimmi era parte della casa e anche se aveva mantenuto la sua indipendenza non mancava mai di rientrare la sera. Quando arrivavo a far visita ai nonni quasi lo salutavo prima di loro. Lui mi correva in contro miagolando, felice di vedermi.

Un giorno, di mattina presto, lo hanno visto allontanarsi lentamente dopo colazione (sì perché faceva sempre colazione con una tazzina di latte). Era ormai vecchio e stanco ma lo sguardo era sempre scintillante. Non è più rientrato. Per giorni lo hanno cercato senza successo e la nonna ha continuato a tenere pieno il suo piattino, pronto ad accoglierlo. Ha continuato fino a quando, rassegnata e triste, non ha più preparato le tagliatelle per Gimmi.