Il 15 ottobre 2023 Italo Calvino compie 100 anni. Mi piace usare il tempo presente perché Italo Calvino è ancora con noi. Con le sue narrazioni e le sue suggestioni. La sua opera spazia dai romanzi ai racconti. “La letteratura italiana è segnata dalla sua impronta”. (Cit. La Civiltà Cattolica)
Fra i tanti scritti trovo le “Città Invisibili” uno dei testi più affascinanti di Calvino. Un viaggio straordinario, atipico, nato dal periodo dello sperimentalismo che alcuni studiosi chiamano anche periodo “combinatorio”. In questo periodo Calvino è più concentrato su quello che il linguaggio può offrire per raccontare il mondo.
Sono diverse le città che rappresentano le tappe di questo viaggio. E fra le città, Despina è quella che paradossalmente sento come la più coinvolgente. Perché contiene nella sua descrizione il concetto di limite, quando di più difficile non solo da percepire ma anche da definire.
Da terra, la prospettiva del cammelliere
“In due modi si raggiunge Despina: per nave o per cammello. La città si presenta differente a chi viene da terra e a chi dal mare. Il cammelliere che vede spuntare all’orizzonte dell’altipiano i pinnacoli dei grattacieli, le antenne radar, sbattere le maniche a vento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una nave, sa che è una città ma la pensa come un bastimento che lo porti via dal deserto, un veliero che stia per salpare, col vento che già gonfia le vele non ancora slegate, o un vapore con la caldaia che vibra nella carena di ferro, e pensa a tutti i porti, alle merci d’oltremare che le gru scaricano sui moli, alle osterie dove equipaggi di diversa bandiera si rompono bottiglie sulla testa, alle finestre illuminate a pian terreno, ognuna con una donna che si pettina.
Dal mare, la prospettiva del marinaio
Nella foschia della costa il marinaio distingue la forma d’una gobba di cammello, d’una sella ricamata di frange luccicanti tra due gobbe chiazzate che avanzano dondolando, sa che è una città ma la pensa come un cammello dal cui basto pendono otri e bisacce di frutta candita, vino di datteri, foglie di tabacco, e già si vede in testa a una lunga carovana che lo porta via dal deserto del mare, verso oasi d’acqua dolce all’ombra seghettata delle palme, verso palazzi dalle spesse mura di calce, dai cortili di piastrelle su cui ballano scalze le danzatrici, e muovono le braccia un po’ del velo e un po’ fuori dal velo.
Città limite
Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone; e così il cammelliere e il marinaio vedono Despina, città di confine tra due deserti”.
Secondo il “Nuovo De Mauro” limite, [dal lat. limes –mĭtis], identifica la “linea terminale o di divisione; confine”.
Il Sabatini – Coletti aggiunge che il limite è “concetto fondamentale dell’analisi infinitesimale; formalizza la proprietà di una funzione di assumere valori arbitrariamente vicini a un dato punto del codominio, quando la variabile indipendente tende a un punto del dominio; indica anche il valore stesso cui la funzione si avvicina”
E non è arbitrario vedere Despina, a seconda del punto di vista, come un cammello o come una nave?
“La città che si affaccia sul deserto di sabbia è un bastimento pronto a salpare sull’oceano e la città che si affaccia sulla riva del mare è un cammello pronto alla partenza della carovana. Sono l’opposto di ciò su cui si stagliano, queste due città-porte, città-squarci, queste due immagini alternative di città di confine, alternative proprio perché poggiate su una linea di confine che produce l’inversione delle direzioni, delle proiezioni, degli attributi di mondo e di realtà. ” Cit.
Despina fa parte della categoria “la città e il desiderio”, collocata nel regno del soggettivo. Ciascuno, quindi, la vede soggettivamente come preferisce. E ciascuno di noi può scegliere fra i due deserti, uno fatto di acqua e uno fatto di sabbia, che si pongono uno di fronte all’altro.