Rosella Mancini

Rosella Mancini e l’esperienza dell’outsourcing per la biblioteca

L’outsourcing definizione e contesto

Definiamo subito cos’è l’outsourcing. La Treccani recita così: “Outsourcing: termine che identifica la scelta di un’impresa di affidare all’esterno lo svolgimento di un processo produttivo o di una o più parti dello stesso, che prima venivano svolte all’interno”. Bene, quindi si esternalizzano attività “prima svolte all’interno”. Chiediamoci intanto prima di cosa: nel caso della biblioteca il riferimento è, chiaramente, a quando personale appositamente assunto riusciva a svolgere determinati servizi. La scelta di esternalizzarli e di rivolgersi quindi a professionisti dipendenti di società o cooperative del settore richiama dunque alla carenza di tempo o di sufficiente personale interno. Sorge così la seconda, ma non in ordine di importanza, questione: questi professionisti esterni, dei quali faccio parte, sono effettivamente considerati e trattati come tali? Vengono accolti – come di fatto sono – come colleghi del personale interno?

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo anzitutto entrare in contatto con la realtà bibliotecaria, quella vera, quella tangibile. Quindi quella che non si legge sui manuali di biblioteconomia, ma che certamente a questi si aspira e che aspirerebbe a realizzare.

Il pubblico e il privato: comunque outsourcing

Eccoci di fronte alle principali questioni, che portano al confronto tra due realtà o meglio tra due nature completamente diverse pur avendo la stessa mission. Diverse nella loro costituzione e amministrazione. Parliamo degli enti bibliotecari pubblici e privati.

Dalla mia personale esperienza appare evidente trattarsi di una differenza che si concretizza non tanto e non solo nella forma amministrativa, quanto piuttosto nell’accesso ai  finanziamenti erogati per la realizzazione dei progetti ideati. In una biblioteca di pubblica gestione spesso il bilancio da amministrare si risolve purtroppo in cifre insufficienti. A questo consegue la proroga e il sacrificio di azioni significative sul proprio patrimonio bibliografico ed il personale addetto è costretto il più delle volte a restringere la selezione su pochi ed economici progetti. Purtroppo non sempre con la garanzia di una continuità pluriennale. In entrambi i casi, pubblico e privato, l’outsourcing si presenta come l’unica soluzione possibile per la realizzazione dei progetti finanziati. Con la certezza di ottenere un risultato in tempi brevi, finito e soddisfacente.  

L’impatto della esternalizzazione

L’intervento di operatori esterni ha senza dubbio, come dicevamo, un impatto piuttosto forte nella vita delle parti chiamate in causa: Il Committente che manifesta la propria esigenza e il collaboratore esterno, sotto forma di Società o Cooperativa che sia. Il personale coinvolto, nella maggior parte dei casi, è in numero limitato. Si trova a svolgere più mansioni contemporaneamente, risolvendo spesso il proprio principale ruolo nella funzione burocratica.

Tutto questo non può non legarsi ad un argomento relativo alle biblioteche pubbliche che da anni occupa ampio spazio, ma che genera ancora scarse risposte positive: il limitato investimento da parte di amministrazioni dirigenti sul mantenimento di una biblioteca di pubblica lettura.

Una condizione che vediamo distribuita in modo iniquo nelle varie località geografiche nazionali. Da sempre ci si chiede, infatti, come mai in alcune zone i finanziamenti per le biblioteche pubbliche siano costanti ed alti, mentre in altre si è costretti nell’arte dell’arrangiarsi, con ciò che viene messo a disposizione.

Ma proprio in questi frangenti l’outsourcing si rivela essere la carta vincente!

Richiedere un intervento di outsourcing porta con sé numerosi vantaggi, come:

  • interventi sul patrimonio bibliografico da troppo tempo rinviati (revisione inventariale, bonifica del catalogo)
  • ri-organizzazione delle raccolte (redazione della Carta delle collezioni, la revisione delle raccolte o la valutazione economica patrimoniale)
  • realizzazione di progetti innovativi e al passo coi tempi (digitalizzazione)
  • miglioramento della fruizione delle raccolte (catalogazione in Sbn).

Una collaborazione preziosa

Grazie allo scopo condiviso di una pubblica lettura si creano il più delle volte tra il personale bibliotecario e i collaboratori esterni  dei rapporti umani così empatici da calibrare le disillusioni che a volte travolgono il proprio lavoro, dando luogo a forti collaborazioni e sinergie nel portare avanti le attività programmate. Mi preme qui dire quanto il personale bibliotecario pubblico sia una categoria ancor oggi troppo sottovalutata e quanto molti di loro siano davvero dei preziosi pionieri. Spinti dalla propria passione per la lettura e il desiderio di diffonderla, nessuno più di loro è consapevole dell’impatto che essa ha sulla mente, sul corpo e lo spirito delle persone e quindi sull’intera comunità in cui operano!

La mia storia

Dal mio canto, posso senz’altro ritenermi fortunata. Il  mio  percorso professionale è stato determinato da tanta “gavetta”, consentendomi al contempo di vivere esperienze di grande spessore per il mio lavoro, incontrando persone davvero preparate ed appassionate.

Sono approdata ormai quasi 10 anni fa nella mia attuale realtà lavorativa, in cui mi sento fortemente apprezzata e valorizzata. Tutt’oggi però non sempre percepisco e ricevo lo stesso trattamento da alcuni Committenti, con cui mi trovo a confrontarmi. Risulta arduo a volte far comprendere il valore del proprio lavoro e della propria missione: il contributo essenziale che possiamo dare alla società attraverso la valorizzazione e la riorganizzazione dei  patrimoni bibliografici, affinché siano fruibili a beneficio di tutti.


Copyright: il testo è di Rosella Mancini, così come la foto di copertina. La seconda foto di copertina è tratta dal sito della Biblioteca di Villa Medici in cui Rosella Mancini svolge parte della sua attività. Tutti i diritti di testo e immagini, sono riservati.