Per chi vive a Ravenna, le due torri raffigurate in copertina e nelle altre foto sono un elemento connotante una certa area della città. Si tratta della zona compresa fra il Canale Candiano e la strada che dalla città porta a Marina di Ravenna.
Costruite nel 1950 erano all’interno della Sarom, come la chiamavamo tutti noi abitualmente. La dicitura corretta è S.A.R.O.M. (Società Anonima Raffinazione Olii Minerali), fondata da Attilio Monti. All’inizio degli anni 80 del ‘900 l’ENI acquisì la Sarom e, quindi, anche lo stabilimento di Ravenna. Stabilimento che dal 1981 non è più in produzione e che è stato sostanzialmente smantellato a meno delle due torri Hamon.
Perché parliamo delle torri Hamon
In questi giorni l’ENI ha comunicato la scelta di smantellare le torri perché “le verifiche effettuate sulle torri hanno dato esiti negativi in termini di sicurezza. […] L’intervento di demolizione si rende necessario e non rimandabile anche per ragioni di sicurezza, vista la vetustà e lo stato di conservazione delle torri che risultano interessate da fenomeni di disgregazione con possibile caduta di calcinacci, fenomeno ben visibile e già in essere” cit. RavennaeDintorni Questo significa che due elementi che hanno connotato per anni lo skyline di Ravenna, fra poco spariranno. Meritano il racconto della loro storia e il ricordo di chi, come me, le ha viste …. da sempre.
A cosa servivano
Le torri Hamon sono torri di raffreddamento ovvero scambiatori di calore gas-liquido nelle quali la fase liquida cede energia alla fase gassosa con l’effetto di ridurre la propria temperatura. Le torri di raffreddamento, chiamate anche torri evaporative, provocano il raffreddamento dell’acqua attraverso la sua evaporazione. L’acqua calda entrando in contatto con l’aria tende ad evaporare e questo processo assorbe l’energia necessaria al passaggio di fase. “Le torri di raffreddamento sono usate sia in ambito industriale che civile per disperdere il calore indesiderato prodotto dai macchinari. In questi impianti, l’acqua di raffreddamento assorbe il calore da dissipare e in seguito viene pompata nella torre evaporativa, dove viene raffreddata e rimessa in circolazione a una temperatura inferiore“. cit.
Le torri Hamon protagoniste di Deserto Rosso
Nel 1964 Michelangelo Antonioni girò a Ravenna il film Deserto Rosso in cui l’insediamento industriale dell’area Sarom è scenografia inquietante e straordinaria. Anzi, più che scenografia è corretto definirlo “contesto” come detto nel video-sintesi a cura del FrameLab dell’Università di Bologna. Un “contesto” che, concordo col FrameLab, di fatto, è il vero protagonista del film.
Ricordi
I miei
Fin da quando ero bambina ricordo le torri e il vapore che usciva. Le trovavo impressionanti: alte 55 metri, tutte grigie (costruite in cemento armato), enormi. La cosa che mi affascinava di più e nello stesso tempo mi inquietava erano proprio i “fumi”, come li chiamavo io. Fumi che non erano sempre bianchi ma che assumevano colori diversi a seconda dell’orario in cui si passava vicino alle torri. O perlomeno a me così sembrava, in realtà erano solo effetti ottici, riflessi.
Al tramonto, soprattutto in estate, quando rientravamo dal mare, in macchina, lungo la via Trieste che costeggia l’insediamento ex Sarom, i “fumi” sembravano dorati grazie ai riflessi del sole. Se era cattivo tempo si scurivano e diventavano nerastri. Anche il volume cambiava: a volte aveva dimensioni imponenti e scendeva fino alla strada che percorrevamo, altre volte non usciva quasi niente. Confesso che mi inquietavano. Non era una visione rassicurante … anzi. Forse perché ero bambina. Poi nel corso degli anni l’effetto si è attenuto. Di certo per l’abitudine a vederle non le notavo quasi più. A maggior ragione quando si sono spente a seguito della chiusura dello stabilimento.
In questi giorni sono andata a scattare qualche foto: le ho guardate ancora una volta ma con occhi diversi. Mastodontiche tracce di un passato ormai finito.
Dell’amico ed ex compagno di liceo Giorgio Petrani
La vicenda sulla sorte delle torri Hamon ubicate nell’ area Sarom mi fa tornare alla un mente nostalgici ricordi dell’ infanzia e prima adolescenza legati al fatto che il mio papà, il comandante Antonio Petrani, per 25 anni fu il responsabile dell’ area marittima della raffineria in stretto e diretto contatto con il commendator Gino Guccerelli, direttore della Sarom, e con il cavalier Attilio Monti, petroliere, che lo volle alla Sarom per la sua esperienza in campo marittimo nelle navi cisterna di Moratti.
Ricordo che spesso papà’ mi portava in raffineria: una selva intricata di tubazioni, macchinari pieni di luci colorate, una ciminiera altissima in cima alla quale sprigionavano sinistre lingue di fuoco e questi due mostri grigi che emanavano quantità impressionanti di fumo cha cambiava colore in relazione alla luce circostante.
Le torri di raffreddamento Hamon dominavano questo paesaggio spettrale . Mio padre si accalorava per spiegarmi il funzionamento ma io ero attratto dallo scenario molto sinistro, dai rumori e sibili assordanti e dagli operai vestiti con tute scure che si aggiravano tra gli impianti e che nella mia immaginazione sembravano dei marziani in una città del futuro dominata dalle macchine. Ricordo anche che durante le riprese di Deserto Rosso papà raccontava che spesso era consultato da Michelangelo Antonioni e che mia mamma si era ingelosita perché quando papà incontrò Monica Vitti le fece il baciamano. (testo di Giorgio Petrani)
Iniziata la demolizione 2 aprile 2024
Il 28 maggio 2024
Credits: le foto di copertina e nel post sono di Anna Busa – le altre foto/video hanno i credits citati – il testo e di Anna Busa e una parte evidenziata in blu di Giorgio Petrani – Tutti i diritti riservati.