Claudia Bocciardi: ci racconti cosa succede in biblioteca?

Da tempo leggo su “BibliotecheOggi” la rubrica di Claudia Bocciardi: succede in biblioteca. Biblioteche, bibliotecari e utenti sono, con ruoli diversi, i personaggi di una narrazione piacevole e ironica cui si aggiunge, a volte, un pizzico di (velata) tristezza. Claudia ci racconta di una umanità varia, quella che si incontra in prevalenza nelle (biblioteche) pubbliche con un approccio che è a metà strada fra realtà e immaginazione. Editrice Bibliografica ha raccolto nel libro dal titolo uguale alla rubrica i suoi interventi fino a fine 2019.

Concordo con Claudia sulla caratteristica principale della biblioteca: l’essere “lo specchio della complessità dell’animo umano“. Una complessità alla quale contribuiscono anche “tutti quelli che vi entrano” e “aggiungono le loro voci a quelle dei libri.

Tu e la Luisona …

La Luisona è, a tutti gli effetti, il primo personaggio che s’incontra leggendo quel capolavoro che è Bar Sport di Stefano Benni. “La Luisona era “la decana delle paste, e si trovava nella bacheca dal 1959”. Nessuno osa mangiarla, è un’istituzione. Fino a che un cliente occasionale la prende e se la sbafa  (e lei si vendica). La Luisona, a mio avviso, è una magnifica metafora  della solitudine e, al contempo, della resistenza del bibliotecario oggi. Un vero animale in via d’estinzione. Un Panda. Attenzione a non sottovalutarlo, però. La Luisona, ovviamente, c’est moi!

Nel marketing le “personas” sono archetipi sviluppati per identificare le caratteristiche principali dei nostri utenti e delinearne comportamenti, bisogni, desideri, problemi, caratteristiche culturali.

Le “tue” “personas”, Claudia, sono molto interessanti: descrivono tipologie di utenza con delicatezza, garbo e grande attenzione professionale

La biblioteca di pubblica lettura offre indubbiamente uno straordinario spaccato della comunità in cui è inserita. Si va dai bambini piccoli della scuola dell’infanzia, agli adolescenti e studenti di ogni ordine e grado, fino ad arrivare ai pensionati. Un osservatorio privilegiato, un microcosmo che produce naturalmente “archetipi”. Il front-office e le sale di lettura, così come la sala ristoro con i distributori automatici – ma, aggiungo, anche il portico che ospita il clochard – diventano un palco, sul quale, quotidianamente, va in scena la vita che incontra i libri. Se si ha la fortuna di non essere distratti, ci sono volti, parole, comportamenti che raccontano storie fantastiche. E, naturalmente, il bibliotecario stesso, con le sue manie, (spesso fantozziane), le sue passioni e le sue idiosincrasie è il re di questo microcosmo. Archetipo, a sua volta.

Inquietante il “demone dello scarto” …

Dopo tanti anni di lavoro in biblioteca, lo ammetto, senza paura di apparire impudente: vorrei buttare un sacco di libri. A chi non è capitato di passare tra gli scaffali e adocchiare certi sfasciumi obsoleti e di avvertire un implacabile desiderio di buttarli nel cassonetto? Ecco il demone dello scarto! Va sottolineato che il demone s’impossessa di noi soltanto dopo molti anni di lavoro in biblioteca. Ricordo che all’inizio della carriera (oddio, carriera?) accarezzavo i libri con lo sguardo: tutti, proprio tutti, anche quelli più malridotti, quei ciaffi obsoleti che percepiamo come irrinunciabili, alla pari di certi soprammobili nelle case. Mai mi sarebbe venuto in mente di buttare, neppure il libro più sgangherato. Piuttosto morta! Ora invece succede che mi si rizzano i capelli persino quando un cittadino chiama per qualche donazione. Rimane interdetto quando gli rispondo: “Mah! Una collezione di Harmony anni Ottanta? Li butti, li butti pure”; “Un’enciclopedia completa della cucina? Non ci serve, grazie, qui amiamo tutti il junk  food”; “Come dice? La raccolta di album delle figurine Panini dalle origini ai giorni nostri? Mah! La tapiri pure! “. Sì, rimangono proprio sbigottiti e, alla fine, pensano di aver sbagliato numero. È il demone dello scarto a parlare, con la mia voce da maestrina. I libri, chissà perché, per i più hanno un’aura sacra e il buttarli è considerato un vero sacrilegio. Peccato che li leggano in pochissimi. L’unico limite al demone – è bene ricordarlo – è il fastidioso pensiero che lo scarto richiede certi passaggi burocratici ufficiali che, alle volte, scocciano proprio. Provate a compilare l’elenco di scarto utilizzando il modulo ufficiale della Soprintendenze e ne riparliamo. (Non me ne vogliano queste autorevoli istituzioni).

Ti manca la “sinfonia” della biblioteca?

Da quando mi trovo nella nuova, splendida sede sto cercando di individuarne la firma sonora, la cifra acustica. Per dirla in metafora, siamo passati da una comoda pantofola, a un elegantissimo tacco 12. La vecchia struttura, nella quale ho lavorato per più di due decenni, era piena di rumori, posta in una improbabile collocazione ipogeica, sotto una scuola materna. Era lo stile anni Ottanta. Eppure, quella sinfonia che percepivo, fatta di chiacchiere bisbigliate, gorgoglio di tubi e gocciolio di piccole infiltrazioni d’acqua, mista ai rumori di strumentazioni informatiche obsolete e ai galoppi dei bambini percepiti attraverso il soffitto, era qualcosa di unico e avvolgente. Aveva un fascino tutto suo. La nuova biblioteca è un tripudio di design, è una creatura complicata da addomesticare, una bellezza difficile perché meno funzionale dell’altra. Una divinità da blandire. Davvero complesso catturarne il genius loci. Eppure, anche lei, ha una sinfonia polifonica tutta nuova da interpretare. Dai raffinati rumori degli scambiatori d’aria, ai “bzzzzz” dei router confinati nei loro armadi, dalle chiacchiere attutite e imbavagliate dalle mascherine, al “bip” del termoscanner per la misurazione della temperatura, fino ad arrivare alle note del silenzio che connota le sale, da quando, in periodo pandemico, sono praticamente scomparsi i bambini  e – per inciso – il rumore di questo silenzio è davvero assordante. Questa è la sinfonia percepita dalla parte del bibliotecario, ma sarei davvero curiosa di conoscere qual è la sinfonia percepita da coloro che entrano qui per i più svariati motivi. Proporrò senz’altro la somministrazione di un questionario.

Conosciamo meglio Claudia

Claudia Bocciardi, spezzina di nascita, lavora dal ’94 come bibliotecaria presso il Sistema Bibliotecario Urbano della sua città. Si occupa di reference, catalogazione, promozione della lettura e di tutto quanto concerne il suo singolare, straordinario, microcosmo bibliotecario. Forse, un giorno, le daranno una medaglia per tutto questo. Profilo di Claudia Bocciardi