Anna Maria Viotto

Anna Maria Viotto e le biblioteche Olivetti

Ho lavorato a Ivrea, Palazzo Uffici, in Olivetti. Un incontro, quello con l’azienda e il “mito” Olivetti, che mi ha cambiato la vita. Un periodo che mi ha insegnato e dato tanto e che ha ancora un posto importante nel mio vissuto professionale. Qui il post con alcuni dei miei ricordi di quel periodo.

È, quindi, comprensibile come sia stato per me un piacere particolare conoscere Anna Maria Viotto responsabile della biblioteca dell’Associazione Archivio Storico Olivetti (AASO) di Ivrea. Il nostro incontro a distanza è avvenuto in occasione di un mio corso AIB e per me è stato emozionante. Infatti, è stato come tornare indietro di colpo di più di 40 anni. Ripensare a quei momenti e a quella vita. Anna Maria Viotto è stata gentilissima, molto disponibile e ha avuto la pazienza di ascoltare i miei ricordi. Non poteva mancare, quindi, la richiesta da parte mia di un suo contributo nello Spazio Ospiti.

Anna Maria Viotto ci conduce, in particolare, nell’esplorazione del percorso di studio, ricostruzione, scoperta delle biblioteche di fabbrica Olivetti che rappresentano ancora oggi un’esperienza di modello organizzativo e gestionale molto interessante. Lascio a lei la parola …

Il ruolo delle biblioteche di fabbrica Olivetti

Per comprendere il ruolo delle biblioteche di fabbrica Olivetti è importante sottolineare il pensiero di Adriano Olivetti a riguardo. Poche settimane prima della sua morte, nel febbraio del 1960, rilascia un’intervista al filosofo Emilio Garrone e sulla biblioteca dice: “questa biblioteca fa parte di un organismo più complesso che è un Centro culturale con un insieme di corsi per giovani, per adulti, corsi complementari, mostre, conferenze. Si tenta di educare i giovani alla comprensione dei valori della cultura

Anna Maria Viotto
L’intervista è strutturata sotto forma di documentario dal titolo: Ritratti contemporanei 1960: Adriano Olivetti.

Durante l’intervista Adriano conduce in visita Garrone ai suoi stabilimenti e ovviamente anche alla biblioteca situata di fronte all’entrata della fabbrica. Quella che diventerà la Biblioteca C (centrale). I dipendenti attraversano la strada per accedervi. L’edificio, realizzato dagli architetti Figini e Pollini, è aperto a tutti, non è riservato ai soli dipendenti.

All’entrata, dal 1964, è presente la Sezione 22, una biblioteca di letteratura infantile che dispone di 1.500 titoli per le diverse fasce di età. Nelle salette al piano terra si tengono attività divulgative: corsi e una serie di conversazioni sugli argomenti che spaziano dall’ambito scientifico a quello letterario. Al primo piano le sale di consultazione con le librerie, presenti anche nel corridoio realizzate, probabilmente, dalla falegnameria di fabbrica, così come i tavoli.

Una raccolta d’arte

Nelle sale è esposta anche una piccola raccolta d’arte di artisti contemporanei, tra i quali Campigli, de Pisis, Mafai, Bonfante. Nel filmato si intravede, in bella mostra su un tavolo, una testa, opera di Emilio Greco. Questa piccola galleria d’arte all’interno della biblioteca è voluta con il fine di mettere a disposizione di tutti i libri e l’arte nell’intento di svolgere la doppia funzione di informazione e di educazione verso il mondo della cultura moderna.

La biblioteca, parte integrante della fabbrica

Adriano accompagna Garrone a visitare la biblioteca perché la considera parte integrante della fabbrica. Carlo Doglio, qualche anno addietro la annovera tra i reparti della fabbrica. Scrive, infatti, un editoriale [*] affermando che non considerare la biblioteca come un reparto significa vedere la fabbrica solo dal lato produttivo ed economico e non prendere in considerazione l’uomo. Secondo il pensiero di Doglio, alla fabbrica compete anche l’assistenza fisica e morale dei lavoratori che devono essere stimolati e sopportati nel loro approccio alla cultura. Lavorare in fabbrica è faticoso ed è opportuno, dunque, creare le condizioni per avvicinare gli operai alla cultura organizzando conferenze, dibattiti, gite e spettacoli per favorire la crescita personale dell’individuo.

Nel 1953 viene pubblicato il volume Servizi e Assistenza Sociale di Fabbrica che è la codificazione di quello che ora possiamo definire lo stato sociale Olivetti. Dalla Direzione Servizi sociali, che fa capo alla Direzione Centrale, dipendono anche le biblioteche, allocate nella categoria cultura e ricreazione. Per inciso Doglio, sul suo giornale aveva scritto una lettera, al direttore delle biblioteche, Geno Pampaloni, chiedendo come mai alla domenica la biblioteca Olivetti fosse chiusa. Pampaloni gli risponde che vi sono problemi tecnici ed organizzativi. Provocatoriamente lo invita a scrivere sul giornale riservando uno spazio dedicato alla biblioteca nella sezione Vita Dei reparti.

Quante tematiche e narrazioni che si sono aperte in queste poche righe. Ho cercato di spiegare il ruolo delle biblioteche Olivetti: libri, ma anche la raccolta d’arte Olivetti, i periodici di fabbrica, l’assistenza sociale e il tema della formazione continua. Tematiche profondamente innovatrici e attuali.

Biblioteche non solo come dopo lavoro

E’ giusto però allargare la visuale di questa storia e, anche solo sotto forma di citazione, elencare altri punti fondamentali quali:

  • la nascita della biblioteca di fabbrica come biblioteca del dopo lavoro sul finire del 1938;
  • le biblioteche dei centri comunitari e culturali, espressione del pensiero politico di Adriano Olivetti.

Il patrimonio di queste ultime, in parte, è confluito nella biblioteche di fabbrica, ma solo per quelle che si trovavano in Canavese, delle altre, sparse su tutto il territorio italiano, si sa poco o nulla.

A questo si deve aggiungere la formazione che veniva riservata ai bibliotecari, i frequenti questionari somministrati agli utenti della biblioteca al fine di migliorarne il servizio. Il tema dei questionari e della formazione è declinato su ogni attività all’interno del mondo Olivetti ed è oggi un unicum fonte di ispirazione.

Oggi il ruolo della Biblioteca nell’Associazione è di studiare e ricostruire, la storia delle biblioteche di fabbrica. E, allo stesso tempo recuperare, per quanto possibile, il loro patrimonio a testimonianza di questa particolare storia di innovazione.

Dieci biblioteche, 100.000 volumi

Quando per puro caso ho letto su Notizie di Fabbrica del luglio 1965 l’articolo dal titolo: Dieci biblioteche. Centomila volumi, ho provato una grande emozione e subito dopo un grande sconforto per la dispersione di questa storia e del suo patrimonio di libri.

L’articolo racconta che la Biblioteca C, la biblioteca centrale, governava all’epoca dieci biblioteche. Erano allocate negli stabilimenti presenti ad Ivrea, nei Centri comunitari ancora rimasti e nelle altre fabbriche canavesane. Non erano dei punti prestito, ma delle vere e proprie biblioteche: un piccolo sistema bibliotecario ancora prima che questi venissero creati. Ma dove potevano essere finiti i centomila volumi?

Con calma ho cominciato a ricostruire il posseduto delle dieci biblioteche rimettendo in ordine i volumi già presenti presso la biblioteca dell’AASO. Fortunatamente tuti i volumi sono provvisti di etichetta che indica la biblioteca di provenienza. Nel mentre andavo alla ricerca di bandi di finanziamento per avviare la catalogazione, piano piano si trovavano tracce delle varie biblioteche.

Il comune di Agliè (TO) si è preso in carico settecento volumi superstiti di un posseduto di settemila del relativo stabilimento. Due anni fa, grazie ad una collega di Torino, abbiamo intercettato libri provenienti dalle biblioteche di fabbrica Olivetti venduti sulle bancarelle di un mercato delle pulci.

Duemila volumi a fronte di un patrimonio originario di quindicimila libri della biblioteca della Nuova Mensa (C/NM è la dicitura riportata sulle etichette dei libri). Aveva sede presso la mensa disegnata da Ignazio Gardella e facente parte delle dieci biblioteche. Approfondendo lo studio sulle biblioteche di fabbrica si scopre che oltre alle dieci già citate, c’è ne sono altre.

Le altre biblioteche

Esiste, infatti, una piccola collezione della biblioteca del Centro di psicologia Olivetti, fondato da Cesare Musatti. La biblioteca del Centro di Sociologia Olivetti dove lavora Luciano Gallino che nella prefazione del suo Dizionario di Sociologia ringrazia Adriano e la Olivetti. Ringraziamento per aver potuto utilizzare per anni le biblioteche di fabbrica da lui considerate una delle poche grandi biblioteche di scienze sociali esistenti in Italia. Tutto questo molto tempo prima che strutture analoghe cominciassero a formarsi nell’ambito universitario. E poi ancora le biblioteche dei vari Centri di Formazione a cominciare dal Centro Formazione Meccanici. Insomma, al momento siamo in piena ricerca anche nel tentativo almeno di censire il patrimonio librario delle biblioteche degli stabilimenti presenti in Italia e all’estero.

Il modello eporediese

Il modello eporediese, ovvero la fabbrica, le case per i dipendenti, la mensa, le attività ricreative, la biblioteca è stato replicato, in varie forme in ogni stabilimento italiano e straniero della Olivetti. Ad esempio, all’Hispano Olivetti di Barcellona, prima consociata estera aperta nel 1929, esisteva una biblioteca di fabbrica. Così come nello stabilimento di Pozzuoli, inaugurato nel 1955.

Chi sono i pubblici che vengono in biblioteca?

Tutta questo lavoro di ricerca e di riordino andrà a beneficio di ricercatori, dottorandi, tesisti, stagisti italiani e stranieri che frequentano l’AASO, la sua biblioteca e l’archivio. Ma è anche un patrimonio da far conosce e comunicare al territorio e in particolare alle scuole. Lo studio è ancora molto vasto, spesso mancano le informazioni per proseguire. Altre volte capita che, per caso, raccogliendo testimonianze o ingressando nuovi fondi, si riesca a ricostruire un altro pezzo di narrazione. Allo stesso tempo, visto la storia di profonda innovazione di cui sono portatrici le biblioteche di fabbrica, è importante realizzare progettualità altrettanto valide.

CoBis

La partecipazione al progetto Linked Open Data (LOD) in collaborazione con le biblioteche speciali e specialistiche dell’aerea metropolitana di Torino (CoBiS) mi sembra soddisfare queste caratteristiche. Obiettivo dei LOD è creare collegamenti tra i dati bibliografici delle biblioteche che aderiscono alla sperimentazione e la comunità del Web. L’obiettivo è mettere a disposizione dell’utente un numero maggiore di informazioni al passo con le innovazioni tecnologiche.

Qual è il rapporto della città con la Biblioteca?

Dal 2014 la biblioteca dell’AASO fa parte del Sistema bibliotecario di Ivrea e Canavese. Una scelta naturale. E’ spesso capitato, infatti, di imbastire piccoli progetti su collezioni condivise con la biblioteca Civica di Ivrea. Negli anni, infatti, alcuni documenti sono stati donati alla biblioteca del Comune ancora prima che venisse creata, nel 1998, l’Associazione Archivio Storico Olivetti. Associazione deputata a recuperare, conservare e promuovere il patrimonio archivistico e bibliografico che riguarda il mondo Olivetti.

La biblioteca, che è sita in Villa Casana, grazie alla collezione dei periodici di fabbrica, così come ai documenti dell’archivio, è stata di grande aiuto per costruire la candidatura a sito Unesco di Ivrea. Ottenuta nel luglio del 2018 con la nomina di Ivrea Città industriale del XX secolo. Inoltre, la biblioteca ha sostenuto la candidatura e la nomina di Ivrea Capitale Italiana del Libro 2022. Supportando con l’archivio la realizzazione di sei mostre. E’ stato così possibile rendere visibile la raccolta d’arte della Olivetti grazie anche ad un accordo speciale tra Tim, Olivetti, Comune di Ivrea e l’AASO.

Anna Maria Viotto

Bibliografia e sitografia

Ad integrazione del testo, Anna Maria Viotto ci segnala due video molto interessanti.

Il primo è tratto dal ciclo della radio Radio Beckwith Evangelica, BIP passaggi in biblioteca, trasmissione dedicata al presente e futuro del mondo delle biblioteche in collaborazione con l’ Associazione Italiana Biblioteche – AIB e con Alessandra Quaglia (qui la mia intervista ad Alessandra).

Guarda l’intervista

Il secondo video è dedicato al Sistema bibliotecario di Ivrea e Canavese in occasione dell’anno di Ivrea Capitale Italiana del libro. Al minuto 2.40 si parla della biblioteca dell’AASO.

L’oro della comunità: le biblioteche di fabbrica Olivetti di Anna Maria Viotto, Barbara Cena e Laura Massaia su AIB Studi V. 60 N. 3 (2020): SETTEMBRE/DICEMBRE

[*] Su Giornale di Fabbrica del marzo – aprile 1951 – uno dei periodici di fabbrica conservati nella biblioteca dell’AASO di cui Doglio era direttore. La consultazione dell’articolo, QUI, pag. 98 di 107


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Copyright: il testo è di Anna Maria Viotto, le foto sono di AASO e Anna Maria Viotto. Tutti i diritti, testo e foto, sono riservati.

Credits e copyright della la foto di Ivrea di copertina, tratta da Wikimedia Commons, qui.